Appalti truccati, l'azienda da cui è nata
l'inchiesta: «Quali accordi, tutti fanno ribassi»

Giovedì 22 Novembre 2018 di A.Pe.
Appalti truccati, l'azienda da cui è nata l'inchiesta: «Quali accordi, tutti fanno ribassi»
VENEZIA - Sono le 7.30 del mattino, quando venti finanzieri suonano il campanello di una palazzina rosa, alle porte di Piove di Sacco. È lì che hanno sede il Consorzio edili veneti e la cooperativa Costruire, presieduti rispettivamente da Fernando e Simone Mazzaro, padre e figlio di Campolongo Maggiore. Ed è così che i due imprenditori diventano i primi indagati dell’operazione “Grande Tagliamento”, in quanto subappaltatori dei lavori di riqualificazione del centro di Gorizia, l’opera da cui è partita l’inchiesta che sta scuotendo le infrastrutture di mezza Italia.

LA PROCEDURA Quel pasticciaccio brutto di corso Italia è una vicenda assai nota nel capoluogo isontino. Nell’estate del 2016 la procedura aperta per i lavori di riqualificazione dei controviali alberati viene aggiudicata dal Comune alla cooperativa Co.Ge.T. di Bari, per un importo netto di 2.100.470,59 euro, in virtù di un ribasso d’asta del 23,77% sulla base di gara pari a 2.723.000. La consegna viene fissata per il 31 marzo 2018, anche attraverso il subappalto di una parte del cantiere a Cev, che a sua volta incarica come socio esecutore Costruire, ma non verrà mai onorata. «Per alcuni mesi abbiamo lavorato bene e siamo stati pagati regolarmente dai pugliesi – racconta Fernando Mazzaro – ma ad un certo punto i soldi non sono più arrivati. Avanzavamo 300.000 euro rispetto al milione pattuito e abbiamo sputato sangue per continuare a pagare salari e contributi ai nostri sei operai. Così abbiamo detto basta». Il cantiere si blocca e, fra buche e transenne, negozi e bar finiscono in trappola, denunciando per mesi e mesi cali degli affari anche del 90% e arrivando in certi casi alla chiusura. «Un incubo – conferma il sindaco Rodolfo Ziberna – perché non stiamo parlando di una zona di periferia, ma del cuore della città, su avevamo investito in termini di verde, pulizia e vivibilità. Il mio terrore era che Co.Ge.T. fallisse: in quel caso avremmo dovuto rifare la gara daccapo».

GLI ACCERTAMENTI Il municipio cerca di trattare con la ditta barese, ottenendo promesse puntualmente disattese, mentre fra commercianti e residenti monta la protesta, documentata quotidianamente dalla stampa locale. Così, mentre viene rescisso il contratto per il mancato rispetto del termine, la vicenda arriva alle orecchie delle Fiamme Gialle. Sulla cooperativa in gravi difficoltà finanziarie scattano i primi accertamenti e i militari vanno in municipio a sequestrare le carte dell’appalto. Evidentemente da cosa nasce cosa: gli investigatori accendono un faro anche su Cev e Costruire, sospettate di aver violato insieme a Co.Ge.T. (che dal 5 settembre risulta in liquidazione amministrativa) il Codice degli appalti, superando il tetto del 30% nel subappalto. «Ma questo non è vero – replica Mazzaro – perché noi, con la nostra manodopera, siamo rimasti entro i limiti, come risulta anche dalle fatture. Da quanto abbiamo capito, i magistrati conteggiano un 50% con i marmi e gli altri materiali di pregio, ma erano i pugliesi a fornirceli».

I FALDONI Nel corso delle perquisizioni a carico di Fernando e Simone Mazzaro, estese anche alle abitazioni e alle auto, vengono acquisiti faldoni di documenti e un hard disc, trovati cercando «documenti, dati digitali, messaggi di posta elettronica, conversazioni whatsapp – si legge nel decreto – memorizzati su computer, telefoni e altri supporti informatici».
Ai due viene pure contestata la turbativa d’asta per il cantiere da 6 milioni, di cui Cev è appaltatore e Costruire è esecutrice, riguardante la variante di Noale e Scorzè alla Noalese. «Ma quali accordi con altre imprese – si difende il 68enne – semplicemente cerchiamo di offrire un ribasso vicino alla media per quella stazione appaltante; se è il 15%, proponiamo il 15,5%. Ci sono agenzie che fanno queste statistiche, lo sanno tutti e tutti fanno come noi, ma non c’è niente di illegale. Magari finirà come in altre due inchieste in cui eravamo stati indagati: non se n’è più saputo nulla». Intanto il boulevard di Gorizia è ancora lì. «La seconda e la terza ditta in graduatoria si sono rifiutate di subentrare – rivela il sindaco Ziberna – perché gli anni sono passati e i prezzi sono saliti. Ma non molliamo, contenti almeno di aver contribuito a fare un po’ di pulizia nel mondo degli appalti».
Ultimo aggiornamento: 11:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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