Zanardi agli studenti: «Ho vinto la mia sfida perchè sono un visionario»

Mercoledì 18 Gennaio 2017
Alkex Zanardi durante l'incontro
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PADOVA - «Bisogna avere curiosità. Portare avanti un progetto, che si reputa fattibile, con determinazione. Se poi anche si vince, è un valore aggiunto, ma non è la cosa più importante». Questo è uno dei tanti messaggi che Alex Zanardi ha lanciato agli studenti del Liceo scientifico Patavinum Sport. Un incontro durato quasi due ore, nel corso della quali il campione ha risposto con la solita irresistibile simpatia e con eloquenza alle domande delle ragazze e dei ragazzi.
Accolto dal direttore Giancarlo Burri, dalla segretaria Lina Barbiero, da Andrea Rampone e dagli insegnanti del liceo nel teatro parrocchiale di San Carlo, come prima cosa Zanardi ha fatto vedere un filmato. Inizia con le immagini del terribile incidente sul circuito di Lausitzring del 15 settembre del 2001, in cui perde le gambe. Quindi la degenza, la riabilitazione, il ritorno alle corse, gli inizi con l'handbike, i trionfi di Londra e di Rio de Janeiro, l'Ironman alle Hawaii. «Ho 50 anni ha esordito ma sono ancora curioso, ho sempre voglia di sperimentare, di fare delle cose. Per tale motivo mi sento giovane, per cui vi chiedo di darmi del tu, altrimenti mi sento a disagio».
«Quando, dopo sette giorni di coma e altrettanti arresti cardiaci, mi sono svegliato dopo l'incidente, ho subito pensato che ero ancora vivo e a cosa avrei potuto fare senza le gambe. E mi sono detto che potevo fare tante cose e che sarei tornato a correre in auto. Mi prendevano per un visionario, ma ci sono riuscito, mi sono rimesso in gioco».
Gli chiedono che tipo di studente sia stato. «Non dei migliori ammette ma ho avuto la fortuna di avere dei genitori che mi hanno aiutato. Mio padre, che alla vostra età non riuscivo a capire, come ora mio figlio fatica a capire me, mi ha insegnato un sacco di cose. Un giorno mi ha detto che copiare e prendere 5 era comunque un buon punto di partenza per migliorare. Alle superiori sono andato in una scuola privata, ma poi a seguito del fallimento della medesima, sono tornato in quella pubblica, dove non c'erano aiutini di sorta. E così, in primavera ho smesso e mio padre mi ha portato a lavorare con lui, che faceva l'idraulico. Ho imparato ad aggiustare i rubinetti, ma soprattutto ho capito che studiare era meno faticoso che lavorare e l'anno dopo sono tornato a scuola».
«Sono credente e neppure dopo l'incidente ho mai chiesto nulla a Dio. Poco dopo che ero tornato a casa, a mia moglie hanno trovato un'ernia al disco da operare immediatamente. Mio figlio aveva l'influenza e una tosse terribile e anche mia mamma, che era venuta a dare una mano, stava male. Allora ho rivolto lo sguardo in alto e gli ho detto Adesso mi hai davvero rotto. Mi ha ascoltato perchè mio figlio ha subito smesso di tossire».
 
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