PADOVA - Raffaele Cavalli è esperto in tecnologie forestali, insegna scienze forestali e ambientali all'università di Padova, è responsabile scientifico di numerosi programmi di ricerca a livello regionale, nazionale e comunitario. Per il Bo ha inoltre ricoperto l'incarico di gestione del parco di Villa Bolasco, dove ha maturato ulteriori competenze in ambito di gestione degli alberi.
Cosa bisogna ricordare quando si inseriscono gli alberi in contesti urbani?
«Bisogna sempre partire dal presupposto che gli alberi sono organismi viventi sottoposti all'influenza degli ambienti in cui si sviluppano, hanno una loro sensibilità e ovviamente sviluppano al massimo le loro potenzialità in un ambiente naturale o un parco, tanto più li costringiamo in ambienti vincolati come quello urbano tanto più le loro reazioni cambiano.
Oggi si piantano più alberi per migliorare la qualità dell'aria nelle città, però sempre più frequentemente avvengono crolli.
«È sempre bene piantare nuovi alberi, è però importante che gli interventi vengano fatti con lungimiranza, e la pianificazione deve tenere conto di tutte le condizioni dell'ambiente in cui si vanno ad inserire le piante. L'albero interagisce con l'ambiente circostante e nei centri urbani è inevitabile che si crei un'interazione tra uomo, albero e luogo. Per far sì che vi sia un buon rapporto è quindi necessario fare in modo che gli alberi siano ben radicati e le potature frequenti, come anche i controlli e la cura verso il loro stato di salute».
A far aumentare i crolli sono anche fenomeni atmosferici sempre più intensi?
«Certamente, con il cambiamento climatico gli eventi atmosferici sono più dirompenti e l'albero ne risente particolarmente dato che è una struttura verticale molto sensibile alla carica da vento. Se poi l'albero si è indebolito per mancata cura o cure errate, se è stato inserito in un luogo dove non doveva stare o se l'apparato radicale è danneggiato alla prima sollecitazione può cadere».
A cadere spesso sono olmi e pini marittimi, queste specie hanno caratteristiche particolari?
«I pini in generale hanno come caratteristica delle chiome molto espanse in larghezza, sono quindi molto esposti alla carica del vento e hanno stabilità inferiore rispetto magari ad un abete, i pini poi hanno apparato radicale superficiale; infatti, spesso scardinano l'asfalto e le radici in superficialità sono facilmente danneggiabili con il passaggio delle auto. Inoltre, vicino ad una strada il terreno è molto compatto e per un albero è dura sviluppare le radici in modo adeguato. Per quanto riguarda gli olmi hanno una malattia, la Grafiosi, un fungo molto diffuso che li indebolisce, diventa importante quindi il monitoraggio».
Cosa è utile ricordare per la prevenzione dei crolli?
«Occorre costante monitoraggio e una seria programmazione sul futuro. Bisogna innanzitutto gestire la fase di messa a dimora della pianta, affinché sia posta in un luogo adatto alla specie, bisogna poi fare attenzione al benessere dell'albero tramite frequenti valutazioni della salute e della stabilità. Queste analisi vanno fatte periodicamente ogni due o tre anni e la frequenza va aumentata più l'albero invecchia. Il comportamento degli alberi non è mai perfettamente prevedibile e occorre interpellare tecnici competenti».
Come si riconosce un albero con problemi di stabilità?
«Riconoscerlo non è facile, oggi a valutare la stabilità degli alberi sono professionisti agronomi o forestali che conoscono anche l'anatomia istopatologica e le meccaniche dell'albero. La valutazione procede con due step: il primo visuale, in cui si guarda l'albero valutando la chioma e il rapporto con il fusto, se ci sono patologie interne, le patologie virali si manifestano infatti all'esterno sul tronco e sulla corteccia. Se dalle analisi visive emergono criticità si procede alla fase strumentale con degli strumenti che valutano la stabilità dall'interno e se le analisi sono critiche bisogna ovviamente abbattere».