Senza alberi ora è paura valanghe sulle montagne colpite dal maltempo

Mercoledì 23 Gennaio 2019 di Giudita Bolzonello
Senza alberi ora è paura valanghe sulle montagne colpite dal maltempo

PIEVE DI CADORE - Il dopo maltempo dell'autunno scorso vede un impegno costante per la sistemazione del territorio, per la pulizia dei boschi. Ma c'è un pericolo del quale non tutti sono consapevoli. L'allarme è stato lanciato da Anselmo Cagnati, massimo esperto di neve e ghiaccio, che lavora da sempre al Centro valanghe di Arabba di Arpav, nella serata che il Coordinamento delle Associazioni ambientaliste ha voluto dedicare a Tempesta Vaia, i boschi fragili raccontano il cambiamento climatico. A preoccupare sono i siti valanghivi potenzialmente attivi a causa delle piante cadute. «La funzione protettiva del bosco è stata cancellata - ha spiegato Cagnati -. Quanto accaduto è grave in termini di sicurezza». 
 
AGORDINO IL PIÙ COLPITOL'area più colpita resta l'alto Agordino, ma il problema si potrebbe presentare ovunque, anche in Cadore e Comelico, là dove la furia del vento ha scaraventato al suolo migliaia di piante. Cagnati è stato molto chiaro: «Dopo le distruzioni abbiamo censito 85 nuovi siti valanghivi per 850 ettari di nuove valanghe. Per metterli in sicurezza servirebbero 300 milioni di euro. In questi giorni abbiamo finito le simulazioni per Rocca Pietore e accertato che ci sono 250 abitazioni a rischio, 120 a Livinallongo; in caso di grosse nevicate come quelle del 2014 significherebbe dovere evacuare migliaia di persone. E' un grave problema di protezione civile, anche la scuola elementare di Livinallongo è sotto un sito valanghivo». 
INVERNO MITEE questi sono solo alcuni dei dati raccolti, fortunatamente l'inverno è stato, fino ad ora, avaro i neve, e la situazione così com'è non preoccupa. Anche nevicasse un po' perchè le piante al suolo, così come sono, rappresentano una sicurezza, garantiscono la stabilizzazione della neve, certo il manto superasse l'altezza degli schianti si potrebbero aprire scenari difficili se non drammatici. Parole come pietre quelle di Anselmo Cagnati che hanno raggelato il numeroso pubblico presente in auditorium Cosmo a Pieve di Cadore. 
CLIMA CHE CAMBIAPur con aspetti differenti ha spiegato che quanto accaduto a fine ottobre 2018 è sovrapponibile all'alluvione del 1966 quanto al vento Cagnati ha spiegato perché ha colpito in più direzioni, l'effetto rinforzo dovuto all'imbocco nelle strette valli delle Dolomiti e perché alcuni versanti siano stati devastati e altri, vicinissimi, si siano invece salvati.

La serata ha avuto per moderatore il vice presidente di Cipra Luigi Casanova e gli interventi di Paola Favero forestale esperta in biodiversità e di Sandro Carniel esperto in cambiamenti climatici e ricercatore al Cnr di Venezia. Quanto a clima ed eventi estremi è dunque necessaria un'assunzione di responsabilità collettiva. Il prossimo incontro si terrà, sempre a Pieve, lunedì 28 gennaio, tema: la gestione e manutenzione dei corsi d'acqua nel contesto post-alluvione e le priorità nelle azioni da intraprendere.

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