Gli alberi abbattuti della Val Visdende vanno a ruba, incentivi alle segherie

Sabato 9 Febbraio 2019 di Lucio Eicher Clere
Gli alberi abbattuti della Val Visdende vanno a ruba, incentivi alle segherie
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Gli alberi della Val Visdende vanno a ruba, quasi tutti sono già stati venduti. Quei tronchi, finiti a terra per la furia del vento, sono diventati un'immagine simbolo della forza del meteo di fine ottobre. I fotogrammi dei fusti dei larici e degli abeti, piegati a terra, hanno fatto il giro del mondo grazie al sorvolo del drone dei vigili del fuoco nella Val Visdende e grazie alla Cnn che le ha rilanciate facendole finire nei rulli dei notiziari. E' proprio dal futuro di questi alberi che dipende quel che ne sarà del paradiso a cavallo tra i comuni di Santo Stefano di Cadore e Sappada:  è possibile anticipare che quasi tutto il legname finito a terra in questo angolo di provincia è stato venduto. Impossibile al momento parlare di percentuali o di valori economici, quel che si può fare è limitarsi agli aggettivi che parlano di ottimi risultati.

Sulla carta questa valle potrebbe quindi avere, in tempi celeri, l'etichetta problema risolto. Almeno dal punto di vista strettamente legato al capitolo legname. Un risultato insperato se si mette in conto che solo a fine anno la soluzione per piazzare sul mercato tutta quella mole di legna pareva distantissima. Comuni, Regole e privati hanno fatto la propria parte riuscendo forse anche a mettere davanti ai profitti il nodo della sicurezza idrogeologica dell'area. Uno degli scatti simbolo di quel che è successo è relativo alla diga di tronchi nel lago di Tudaio. Lo specchio d'acqua ridotto ad un bacino di alberi. Un'area distante chilometri (di via d'acqua) dalla Val Visdende ma al tempo stesso un campanello d'allarme per quanto riguarda il profilo della sicurezza idrogeologica.
LA REALTA'
Nelle mappe che provano a descrivere come procede la vendita del legname la Val Visdende potrebbe presto passare da zona rossa a zona verde. Se il legname è già stato comprato questo chiaramente non vuol dire che gli acquirenti lo abbiano già prelevato. Anzi. Bisognerà attendere che si sciolga la neve per permettere alle squadre di operai di cominciare il titanico lavoro di rimozione. Un'impresa che richiederà mesi di lavoro ma che sarà anche necessario impedire che possa prolungarsi eccessivamente, proprio per evitare che si verifichino scompensi dal punto di vista dell'ecosistema.
LA PULIZIA DELL'AREA
La speranza è che anche i lotti residui, che al momento non hanno ancora un acquirente, vengano comprati. A quel punto è estremamente probabile che saranno proprio i nuovi proprietari del legname a fare la loro parte anche per evitare che quello che hanno acquistato possa deperire in fretta.
L'AVEPA
A coordinare questa fase estremamente delicata, su delega della Regione, è il sub commissario ai boschi che è anche il direttore dell'Agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura (Avepa). «Dal punto di vista della vendita del legname il territorio sta rispondendo bene - spiega il direttore generale, Fabrizio Stella - l'area interessata dal maltempo ha una superficie estremamente estesa che va dal Comelico all'Agordino, passando per il Cadore e arrivando fino all'Altopiano di Asiago. Tutte le aree registrano interesse sotto il profilo dell'acquisto del legname».
AGGIUDICAZIONI
Il sistema delle vendite dei lotti è estremamente complesso e farraginoso. Si procede con le aste ma anche con la vendita diretta. A complicare le cose è la proprietà dell'area boschiva. A volte può essere dei privati, altre volte mista con il pubblico o ancora, come accade nel Comelico, gestita dalle Regole.
CORSA CONTRO IL TEMPO
L'obiettivo a questo punto non è solo fare bene ma anche fare in fretta. Recuperare giorni, settimane e mesi, nel ripristino di questa fascia boschiva permetterà al territorio di rialzarsi più in fretta e di non perdere alcuna possibilità di sviluppo.
Andrea Zambenedetti
Ultimo aggiornamento: 09:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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