Lacrime agli occhi, truffavano preti con finti bisogni di aiuto: a processo

Giovedì 30 Marzo 2017 di Roberto Ortolan
Lacrime agli occhi, truffavano preti con finti bisogni di aiuto: a processo
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ALANO DI PIAVE - Con le lacrime agli occhi chiedevano soldi per garantire una degna sepoltura ai genitori, per aiutare i fratelli rimasti orfani, per curare parenti colpiti da tumore. Ma erano lacrime di coccodrillo, bugie per ingannare parroci o frati e spillargli decine di migliaia di euro. Quei soldi non servivano per assistere mamma e papà, ma a fare la vita da nababbi. Vivere sopra le righe comprando abiti griffati o frequentando locali alla moda.

Smascherati dai carabinieri, sta per arrivare la resa dei conti per i furbetti. Il pm di Padova Cristina Gava ha formalizzato le accuse e chiesto di processare Abdellatif Ait El Hajjan, 22 anni, di Alano di Piave, e il complice Mohammed El Tahiri, 22 anni, di Segusino. I due imputati, assistiti dall'avvocato Paola Miotti, sono accusati di truffa aggravata, in concorso con un complice di Asolo (nei suoi confronti dovrebbe procedere la Procura di Treviso). Secondo gli inquirenti i due magrebini, con comportamenti portati avanti dal 2013 fino ad aprile 2015, avrebbero raggirato almeno tre sacerdoti.

In ordine di tempo vittima dell'ultimo raggiro, scoperchiato dai carabinieri di Castelfranco, è stato il parroco di Castello di Godego, don Gerardo Giacometti. Aiutati da un connazionale, per l'accusa, avrebbero simulato di non riuscire a mettere insieme il pasto con la cena e così si sarebbero fatti consegnare circa 10mila euro in contanti. Altra vittima, l'economo della Comunità presso i santuari Antoniani di Camposampiero, frate Adriano Zanon. Gli avrebbero raccontato di essere sul lastrico e di non riuscire a sfamare l'anziana madre, ripudiata dal marito. Il risultato? Si fecero consegnare alcune migliaia di euro, generi alimentari e un computer. Sempre con la stessa tecnica e nello stesso periodo di tempo sarebbero riusciti a ingannare frate Mauro Marasca, superiore dei cappuccini di Fiera di Primiero località Tonadico. Con mille pretesti, legati al proprio stato di indigenza, ma anche per effettuare un test del dna per un riconoscimento di paternità in Marocco, i due magrebini sarebbero riusciti a spillare, secondo l'accusa, quasi 20mila euro al frate.
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