SEDICO - Scelto il progetto definitivo: «Il Treno delle Dolomiti arriverà a Cortina per la Val Boite e ci sarà un prolungamento anche da Calalzo ad Auronzo di Cadore».
LA TRATTA Il percorso avrà una forma a “y”. La parte inferiore rappresenta la linea ferroviaria già presente Belluno-Calalzo, passando per Ponte nelle Alpi-Polpet, Fortogna, Longarone-Zoldo, Ospitale e Perarolo. Poi le rotaie subiranno una biforcazione. Da una parte si andrà a Cortina d’Ampezzo attraversando la Val Boite, quindi le stazioni di Pieve di Cadore, Valle, Venas, Vodo, Borca, San Vito, Zuel. Dall’altra parte si raggiungerà invece Auronzo di Cadore, attraverso Domegge, Lozzo e Santa Caterina. Il primo tratto di 30 chilometri costerà 600 milioni di euro, mentre il secondo, di 15 chilometri, avrà un costo di 240 milioni di euro. I TEMPI Ma quanto tempo ci vorrà per poggiare i piedi sul Treno delle Dolomiti? Almeno 15 anni. E solo nell’ipotesi in cui, tra l’altro, tutto prosegua per il verso giusto e nell’estate 2022 arrivi l’ok al progetto da parte di Rfi (Rete ferroviaria italiana). «Qui bisogna costruire ex novo – ha spiegato l’ingegnere Helmuth Moroder (incaricato dalla Regione per lo studio dei vari progetti) – Bisognerà trovare un sistema perché se si usano quelli tradizionali si rischia di non finire mai. Solo la fase di progettazione, valutazione ambientale, eccetera, porta via 15 anni». Moroder ha anche aggiunto che, in questo caso, l’obiettivo dovrà essere diverso: «Entro 15 anni il treno deve camminare. Secondo me è possibile. Ci vuole collaborazione da parte di tutti». Torna quindi a vivere, almeno su carta, il Treno delle Dolomiti.
NON SOLO TURISTI Il primo convoglio aveva percorso la tratta Calalzo-Cortina-Dobbiaco nel lontano 15 giugno 1921. Poi, l’avvento dell’automobile aveva portato a un rapido declino della ferrovia e il 13 marzo 1962 era stata chiusa. Ora si vuole invertire quella tendenza e fare in modo che i bellunesi e i turisti scelgano il treno al posto dell’auto. Perché il progetto funzioni sarebbe necessario che il 30% delle persone che utilizza il mezzo privato scegliesse quello pubblico. Il motivo è semplice: «Spendere 840 milioni di euro – ha chiarito l’assessore De Berti – e avere i treni vuoti non ha senso. Passeremmo alla storia come quelli che sono riusciti a fare il più grande spreco del secolo. La vera sfida non è il “dove” farlo, ma costruire un progetto intorno al treno. La ferrovia da sola non basta». Tradotto, significa che serve un progetto di mobilità sostenibile capace di abbracciare e collegare insieme diversi ambiti: dal trasporto pubblico locale su gomma agli impianti a fune, alle piste ciclabili. L’idea è di un treno ogni ora, durante l’anno, e ogni mezz’ora nella stagione estiva.
IL PROTOCOLLO Ora partiranno due coordinamenti, uno regionale e uno provinciale con i sindaci del territorio. «Ho già in discussione un protocollo d’intesa – ha spiegato De Berti – che vede interessati la Provincia di Belluno, la Regione e Rfi per andare avanti con l’approfondimento tecnico. Ci siamo dati un anno dalla firma di questo protocollo (che dovrebbe avvenire a luglio, ndr). Abbiamo bisogno di raccogliere i dati sulla mobilità e ci serve l’aiuto di tutto il territorio». Oltre al Treno delle Dolomiti sarà valutato un altro iter su rotaia. Quello da Belluno ad Agordo. Il tragitto fino a Cortina, passando per l’Agordino, è infatti stato bocciato. Ma questo non impedisce di pensare a soluzioni alternative che possano accontentare tutti. «È giusto fare approfondimenti ulteriori sull’Agordino – ha sottolineato il presidente della Provincia Roberto Padrin – C’è una valenza turistica ma c’è anche Luxottica che dà lavoro a tantissime persone». La via per raggiungere Cortina rimarrà però quella per la Val Boite.
Treno delle Dolimiti: il Cadore e l'Agordino in lotta per il tracciato