Voli sul monte Serva: un secolo di evoluzioni finite in tragedia

Venerdì 15 Giugno 2018
Voli sul monte Serva: un secolo di evoluzioni finite in tragedia
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BELLUNO - Il monte Serva. Una montagna alla quale bisogna dare del “lei”. Nessuna confidenza è possibile. Con i suoi 2140 metri sovrasta Belluno, ne è il principale riferimento. Purtroppo, da quando l’uomo ha incominciato a volare, è diventata teatro di gravissimi incidenti aerei. Il monte ha le spalle coperte dallo Schiara e dal Pelf: formano valli e vallette che attraggono. Proprio lì è accaduta anche l’ultima tragedia: la morte di Angelo Moresco, il pilota trevigiano precipitato con l’aliante domenica pomeriggio. Proprio su quella montagna, nello stesso posto dove è precipitato Moresco, morì il più celebre dei piloti bellunesi, quello che ha dato il nome all’aeroporto: Arturo Dell’Oro. Era la prima guerra mondiale. Un ricognitore austriaco biplano con pilota e mitragliere stava rientrando, sorvolando queste valli. Visto dal pilota da caccia Arturo Dell’Oro ne nacque un inseguimento: ma entrambi avevano la mitraglia inceppata. Dell’Oro, con una manovra suicida, gli si schianta contro, per difendere l’Italia dagli attacchi austriaci, con amor di patria d’altri tempi. Morirono tutti su quella montagna. Per Dell’Oro ci furono i funerali di Stato e gli furono intitolati due aeroporti: Belluno e Pisa. 
LA SCUOLA DI VOLO
Finita la guerra, nel 1930-32 inizia sulle pendici del Serva una scuola di volo a vela organizzata dal bellunese Aldo Tait, che poi diventò pilota di linea. Fu il primo a portare un Papa fuori del Vaticano e precisamente negli Usa, all’Onu. Il pilota pontalpino istruttore di volo a vela, Arturo Pierobon, perse la vita su un aliante: il velivolo venne lanciato con grossi elastici da metà Serva. Non riuscì ad atterrare in pista per un scivolamento sulla pedaliera, il velivolo si avvitò su se stesso a bassa quota e precipitò. Sempre sul Serva.
L’AEROCLUB
L’idea dell’Aeroclub nato a Belluno nel 1949 venne ad alcuni vecchi piloti, che si ritrovarono in piazza. Il primo presidente, il generale Arrigo Tessari, era una nota figura dell’aeronautica. L’attività aviatoria riprese con pochi soldi e tanta buona volontà. Si recuperarono aerei avanzati dal conflitto mondiale. Si lanciarono parà. Si tentò, invano, a mezzo del pluridecorato Ruggero De Mattia, una scuola di volo a vela con un Blanick cecoslovacco. L’aeroporto funse da base all’indomani del Vajont del 1963, durante le riprese del film “Von Ryan express” con Frank Sinatra e Raffaella Carrà, e durante le alluvioni del 1966. Non si rilevarono incidenti di rilievo ed il Serva fu usato dall’Aeroclub di Padova per il volo a vela estivo.
GLI INCIDENTI 
Tutto andò bene per diversi anni finché un aliante, troppo vicino alle pendici, fu tranciato da una fune a sbalzo. Morì il pilota, un padovano, e l’attività fu sospesa. Poco dopo il pilota (già da caccia) Arturo Dal Mas, col suo Cessna 206, dopo aver lanciato alcuni parà, entrò in nube e si schiantò poco sotto la cima del Serva, trascinando con sé il capolancio, che non era riuscito a gettarsi in tempo. Morirono entrambi. Poi la crisi degli anni Ottanta, con numerosi cambi di presidenza. Continuò il paracadutismo, tanto che nel 1990 si svolsero a Belluno i campionati nazionali di questa disciplina. Ma con milioni di lanci ci furono anche una decina di morti: una tragedia avvenne proprio alle pendici pontalpine del Serva. Il parà di Pordenone, Luca Franchin, lanciatosi troppo tardi vicino alla chiesetta di San Andrea, venne cercato per giorni. Alla fine il corpo, ricoperto da foglie e neve, venne trovato da alcuni cacciatori. Nel 1991 nasce, con più fortuna, il volo a vela. E nel 1993 si acquista il primo Bergfalke, con traini a noleggio. Entusiasmo a non finire, anche perché sulle pendici del Serva, esposto a Sud, si rilevano parecchie termiche ascensionali alle diverse quote: una situazione perfetta. Nel 2001 un’altra tragedia: nel corso dei campionati italiani per aliante muore il trainatore trevigiano Paolo Fuser. Sempre lì, sempre sul Serva. Ad aliante sganciato in alto, viene colpito dalla fune del trainatore precedente, che gli stacca mezza ala. Tenterà l’atterraggio a spirale in pista, ma non vi riuscirà ed andrà a schiantarsi nel bosco, in località Andreane, sulle pendici basse del Serva, poco sopra la statale di Alemagna. L’anno dopo morirà a ridosso del monte un pluricampione volovelista Roberto Monti.
L’ALIANTE
Si sono verificati poi altri piccoli incidenti, di poco rilievo. L’aliante non dispone di motore ed è ammesso l’atterraggio fuori campo. Quando ci scappa il morto, allora c’è attenzione e se ne ricercano le responsabilità. Così si sta facendo anche per la tragedia di domenica scorsa, dietro il Serva e verso lo Schiara, in località Pinai. Un tragedia che ci ricorda ancora una volta che a quella montagna bisogna dare del “lei”. 
Ultimo aggiornamento: 08:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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