BELLUNO - Tante scuole, tante magagne, pochi alunni e zero euro. Un ragionamento diventa d'obbligo: come si possono razionalizzare gli edifici, e metterli in sicurezza? Di necessità virtù. Che tradotto significa una cosa sola: si chiude dove si può chiudere. E si accorpano gli indirizzi scolastici. Il messaggio, forte e chiaro in tutta la sua evidenza, è stato lanciato venerdì mattina, nel corso della giornata di mobilitazione delle Province in tema di edilizia scolastica. Mittente, il dirigente dell'Ufficio Scolastico Territoriale, Michela Possamai. Destinatari, i presidi e la Provincia. Del resto, dalla lista inesauribile degli interventi da realizzare nelle 50 strutture delle scuole superiori del Bellunese per la riduzione del rischio sismico e per la messa in sicurezza dal punto di vista dell'antincendio, emerge una cifra finale da far impallidire qualsiasi amministratore: servono circa 100 milioni di euro. O meglio, servirebbero, visto che al momento le casse di Palazzo Piloni (proprietario delle scuole superiori) sono drammaticamente vuote. Quindi, che si fa? Si interviene dove possibile. Per il resto, si accorpano scuole diverse, in modo da ridurre il numero dei cantieri antisismici e abbassare la cifra dei lavori da fare a livelli più ragionevoli...
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