A Pieve di Cadore da tutta Italia: è boom di richieste per la procreazione assistita

Il reparto di ginecologia cui fa capo il servizio dell’ospedale registra un più 24 per cento di accessi rispetto a un anno fa

Sabato 16 Settembre 2023 di Giuditta Bolzonello
A Pieve di Cadore da tutta Italia: è boom di richieste per la procreazioni assistita

PIEVE DI CADORE - I dati parlano chiaro, l’ospedale di Pieve di Cadore ha tutti i settori in crescita; si lavora molto, si risponde ai bisogni della popolazione dell’alto bellunese utilizzando le più moderne tecnologie, mettendo in campo le migliori professionalità.

Ieri la presentazione delle attività con il direttore Giuseppe Dal Ben affiancato dai responsabili dei reparti, il periodo esaminato va da gennaio a luglio di quest’anno ed il raffronto è con il 2022.


IN CRESCITA
I ricoveri registrano un 22% in più, le prestazioni ambulatoriali fanno un 7% in più con significativi distinguo: cresce del 24% l’ostetricia e ginecologia per effetto del servizio Pma, la procreazione medica assistita. L’ospedale del Cadore è il riferimento in materia per le coppie bellunesi, ma è forte richiamo per altre di fuori provincia, pari al 18%, e per il 7% da fuori Regione; sono 175 quelle in trattamento in questo periodo, ma il dato è previsto in ulteriore crescita, il prossimo anno si ipotizza che saranno 250. Ne ha descritto la situazione il dottor Eugenio La Verde da sette anni è il referente Pma: un’equipe nutrita che può contare su quattro ostetriche esperte in questo tipo di assistenza, due biologhe oltre a tre ginecologi. «Il nostro è un centro di grosse potenzialità, la richiesta per accedervi è in continua crescita», ha assicurato La Verde tanto che è in arrivo un nuovo e moderno laboratorio di embriologia, l’aggiornamento tecnologico e un software dedicato per la gestione delle procedure. Dal 2017 la Pma di Pieve ha registrato un continuo aumento di accessi, solo nel 2020 e 2021, anni della pandemia, le coppie trattate erano scese sotto le cento unità. Aumentate le visite ambulatoriali anche per medicina, malattie endocrine e diabetologia con un 15% in più, urologia il 12% e radiologia il 7%; i dati delle prestazioni ambulatoriali sono superiori non solo a quelli dell’anno precedente, ma anche a quelli pre Covid, del 2019. 


LA RISPOSTA
A fronte di tutto ciò, considerando l’invecchiamento della popolazione e quindi l’aumento di richieste di prestazioni come si sta preparando a rispondere l’azienda Ulss Dolomiti? «Si sta valutando come intervenire -spiega Dal Ben- sia con il personale che con la telemedicina. L’obiettivo è dare risposte con mezzi sempre più tecnologici e sempre più prossimi al paziente, certo resta il problema delle risorse umane che non è solo nel bellunese, ma nazionale». E per rafforzare il concetto ecco la fotocopia di un articolo di giornale dove si legge che a Bolzano mancano medici in gran numero, nell’Alto Adige. In Veneto la musica non cambia visto che mancano all’appello 3.500 operatori sanitari, «la nostra ricerca di personale è sempre superiore all’offerta». I dati del Suem 118 sono in linea con il passato, «grazie a questo servizio non abbiamo lasciato a terra nessuno -ha detto Dal Ben- siamo intervenuti ovunque con ogni mezzo ed è prova che la rete funzione». Anche gli accessi al pronto soccorso sono come nel passato e questo è un aspetto positivo, sta a significare meno incidenti gravi, meno problemi anche se, come ha ricordato il responsabile dottor Enzo Chemello, «gli accessi vanno migliorati, resi appropriati», comunque sia Pieve è in linea con i dati regionali, garantisce un medico h24 e un secondo che all’occorrenza può uscire con i servizi di urgenza ed emergenza. In aumento anche gli interventi di chirurgia generale del 24%, come ha spiegato il responsabile dottor Stefano Valletta: «La chirurgia è operativa da lunedì al venerdì, è un’attività programmata che prevede ricoveri fino a 5 giorni, attività ambulatoriale protetta, day surgery». Le urgenze, una volta valutate al pronto soccorso, vengono inviate al San Martino di Belluno.

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