Safilo, mille dipendenti in sciopero: 200 esuberi. L'azienda «Sorpresi»

Mercoledì 23 Maggio 2018 di Damiano Tormen
lo stabilimento di Longarone
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LONGARONE - Braccia incrociate per vederci chiaro. Che davanti alla Safilo sembrerebbe un controsenso. Invece è la realtà. Perché non bastano gli occhiali per vedere il futuro: «Servono rassicurazioni e servono risposte», dicono i sindacati. Tradotto: oggi i dipendenti dello stabilimento di Longarone (più o meno mille lavoratori) faranno due ore di sciopero. Così hanno deciso le assemblee in fabbrica di ieri mattina. Assemblee che hanno annullato anche l'incontro previsto per il pomeriggio tra azienda e lavoratori fissato sul tema del servizio trasporti pubblici per i lavoratori. Sintomo di un clima pesante.

Che non splenda il sole sullo stabilimento di Longarone è chiaro ormai da un po' di tempo. La crisi si è fatta sentire già a inizio anno, quando è girato un numero. Insignificante da solo. Pesantissimo se associato ai possibili posti di lavoro di troppo. Gli esuberi sarebbero circa 200. Tutta colpa di una flessione delle vendite e di una perdita di circa 251 milioni di euro nel 2017. La risposta finora è stata quella della richiesta di cassa integrazione per 13 settimane a partire da febbraio, più altre 13 settimane per arrivare fino a fine agosto. Evidentemente però non è sufficiente a scongiurare esuberi.

Soprattutto non è sufficiente a rispondere alle domande di lavoratori e sindacati, che chiedono rassicurazioni sui posti di lavoro, oltre a informazioni sugli scenari futuri dello stabilimento di Longarone. Le ultime risposte dell'azienda, a quanto pare, non sarebbero state digerite. «Riteniamo sbagliato in questo momento, pensando così di risolvere i problemi, prendere sempre le stesse scorciatoie penalizzando quelle stesse lavoratrici e quegli stessi lavoratori che da anni danno l'anima per l'azienda - dicono le Rsu di Femca Cisl, Filctem Cgil e Uiltec Uil - I problemi della Safilo stanno in scelte manageriali e gestionali non adeguate che nulla hanno a che vedere con la struttura produttiva».

«Non sappiamo quanti esuberi ci saranno, non sappiamo cosa succede dentro lo stabilimento e arrivano notizie improvvise su possibili trasferimenti a Padova di un pezzo di magazzino - aggiunge Denise Casanova, segretario provinciale Filctem Cgil - In queste condizioni, la scarsissima reciprocità nel sistema delle relazioni tra azienda e lavoratori non fa che aggravare la situazione di incertezza. Non vediamo dove possa portare questa situazione, per cui abbiamo deciso di fermarci due ore, a fine turno».

Da parte sua Safilo si dice sorpresa per la decisione delle sigle sindacali. E conferma il ruolo strategico di Longarone nel quadro della produzione. «Gli ammodernamenti e gli investimenti messi in campo per Longarone confermano la centralità dello stabilimento bellunese - fa sapere l'azienda - Nel 2018 sono già stati effettuati investimenti per 1,8 milioni di euro. Se non si vedesse un futuro, che senso avrebbe investire tanto? Stiamo già registrando un miglioramento nei processi produttivi e il trend dei volumi in programmazione è positivo». E la cassa integrazione? Stando a Safilo, è «uno strumento per gestire le fluttuazioni degli ordini».
 
Ultimo aggiornamento: 16:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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