Emergenza, il coordinamento: pronto un piano di evacuazione

Sabato 5 Agosto 2017
Emergenza, il coordinamento: pronto un piano di evacuazione
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CORTINA - La Prefettura di Belluno, d'intesa con la Regione Veneto e il comune di Cortina d'Ampezzo, ha attivato dalle prime ore di stamane un tavolo di coordinamento per far fronte all'emergenza legata alla frana, che ha provocato la morte di una donna, causata dal maltempo.

«Le esondazioni ed i consistenti movimenti franosi che hanno interessato gli alvei del Rio Gere e del torrente Bigontina - è detto in una nota diffusa dalla Prefettura - hanno infatti provocato seri danni nel centro abitato della frazione di Alverà, rendendo necessaria l'attivazione del sistema provinciale di protezione civile. Dai sopralluoghi effettuati da personale tecnico dei Vigili del Fuoco, della Regione Veneto e della Provincia di Belluno, è emersa la possibilità che, a seguito di fenomeni meteorologici avversi, si riattivino movimenti franosi ed esondazioni, tali da determinare ulteriori rischi per la pubblica incolumità nella zona già colpita. Ciò, anche in considerazione dell'avviso di criticità emesso oggi dal Centro Funzionale Decentrato della Regione Veneto che segnala, dalle ore 14 odierne alle 8 di lunedì, una fase di preallarme per temporali intensi sul Veneto settentrionale».

«Il tavolo di coordinamento, coordinato dal prefetto Francesco Esposito - è detto ancora -, è ora al lavoro per valutare con il supporto delle componenti tecniche la prosecuzione degli interventi per il ripristino delle condizioni minime di sicurezza della zona, la delimitazione delle aree di rischio e concordare con il sindaco le misure più urgenti tra cui anche un piano di evacuazione delle abitazioni maggiormente esposte e più prossime ai punti toccati dalla frana. Il piano di evacuazione sarà accompagnato da misure di vigilanza, da parte delle Forze di Polizia, alle abitazioni che saranno lasciate vuote per ragioni di sicurezza. Al contempo è stata condivisa con Veneto Strade l'opportunità di mantenere la chiusura della SR.48 delle Dolomiti da Cortina d'Ampezzo e fino al Passo Tre Croci al fine di completare le verifiche nel tratto in prossimità del Rio Gere e di garantire la viabilità per i mezzi di soccorso, in caso di nuova emergenza».

«Tutte le componenti del sistema si sono adoperate, sin dalle prime fasi dell'emergenza, per garantire un ritorno alla normalità nel tempo più breve possibile - ha detto il prefetto - ma, nel frattempo, l'attenzione è rivolta prioritariamente alla sicurezza delle persone». È stata inoltre effettuata, con Anas, una ricognizione della situazione della zona di Acquabona dove è stato recentemente installato un dispositivo di controllo.


TURISMO - Per la presidente dell'Associazione albergatori di Cortina d'Ampezzo, Roberta Alverà, l'episodio franoso sulla strada che collega il capoluogo al Passo Tre Croci, «non dovrebbe avere conseguenze sulla stagione turistica già avviata». «Normalmente quando succedono fatti di questo tipo - rileva - tendenzialmente chi apprende le informazioni dai media  pensa ci sia un'area coinvolta più vasta, ma i danni di oggi sono molto circoscritti. Sulla strada interessata non vi sono strutture turistiche, ma solo villaggi di residenti locali».

In queste ore è in corso un tavolo operativo con amministratori locali, vigili del fuoco e Prefetto, oltre ad altri servizi di protezione civile.

Anche un esperto avvalora la tesi del fatto circoscritto: «L'unico sistema per mettere in sicurezza le aree di montagna sarebbe quello di radere al suolo le montagne»  commenta Matteo Isotton, geologo bellunese con una lunga esperienza di interventi su eventi franosi nella provincia. «Quello delle ultime ore - aggiunge - è un fenomeno del tutto naturale al quale si deve la formazione stessa delle valli e dei ghiaioni. Nella zona di Cortina, lungo l'asse del Boite gli eventi di questo genere sono peraltro più frequenti che altrove e la conformazione fisica della zona fa sì che, in caso di precipitazioni violente, grandi quantità d'acqua siano convogliate molto velocemente in pochi punti».

Il geologo distingue tuttavia zone più propedeutiche alla formazione di colate detritiche, come quella di Aquabona, lungo la strada statale «Alemagna», sempre alle porte di Cortina, da altre nelle quali l'aspettativa appare più remota perché da molti decenni non si registrano dinamiche franose. «Ma ragionando sul 'non è mai successo nullà - dice Isotton - nemmeno la tragedia di Rigopiano sarebbe mai dovuta accadere.
Eppure basta studiare la geomorfologia  per capire come, prima o dopo, in certe aree il cedimento di superfici inclinate deve per forza accadere». Per quanto riguarda il bellunese, secondo Isotton, è una provincia dove manca una cartografia geologica completa. «Occorre aumentare la consapevolezza di questo limite così come la cultura della prevenzione. Intervenire con sistemi di protezione e sottopassi laddove le probabilità di frane siano più evidenti si può - conclude - fermo restando che massi, detriti e fango continueranno a cadere verso valle fino a quando esisteranno le montagne».
 

Nella zona della frana sono arrivati il governatore Luca Zaia e l'assessore alal Protezione civile Bottacin.
Ultimo aggiornamento: 17:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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