Quella lettera segretissima di Papa Luciani sull'uso della pillola contraccettiva

Mercoledì 13 Giugno 2018 di Franca Giansoldati
Quella lettera segretissima di Papa Luciani sull'uso della pillola contraccettiva
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Un documento inedito, ritrovato nella montagna di carte appartenute a Giovanni Paolo I e passate al setaccio per la causa di canonizzazione, è destinato a riaprire il dibattito sull'uso della pillola a 50 anni dalla pubblicazione della Humanae Vitae. «Non consta, è dubbio. Nel dubbio, non si può accusare di peccato chi usa la pillola». Poche righe ma sufficienti a far sobbalzare. La mano è quella precisissima dell'allora vescovo di Vittorio Veneto, Albino Luciani, il consenso è quello degli altri vescovi che componevano la conferenza episcopale del Triveneto, di cui Luciani era presidente. Una riflessione corale, dettagliata e ampia, destinata a restare segretissima e finora mai pubblicata.
 
IL RITROVAMENTO
A ritrovarla è stata Stefania Falasca, vice postulatrice della causa di canonizzazione che ne ha fatto un'impeccabile ricostruzione. Unico destinatario di quei fogli ora prossimi alla pubblicazione in un corposo volume edito dalla tipografia diocesana di Belluno TiPi intitolato: Albino Luciani, Giovanni Paolo I. Biografia ex documentis dagli atti del processo canonico, - era Paolo VI alla vigilia della promulgazione del documento più discusso del suo pontificato, oggetto di forti contestazioni, lacerazioni, dubbi: l'Humanae Vitae.
Luciani fu chiamato a dare a Paolo VI il contributo di tutta la sua conferenza episcopale. «Noi non possiamo assolutamente disinteressarcene. Se c'è anche una sola possibilità su mille, dobbiamo trovarla questa possibilità e vedere, se per caso, con l'aiuto dello Spirito Santo scopriamo qualcosa che finora ci è sfuggito. Vi assicuro che i vescovi sarebbero contentissimi».

IL DIBATTITO
La Chiesa in quel momento risultava lacerata, divisa tra la rigidità della dottrina e la vita quotidiana dei fedeli, e quella enciclica in pratica fu quello che per il mondo rappresentò il Sessantotto. Il dibattito che ne seguì registrò una partecipazione fino a quel momento impensabile all'interno della Chiesa, coinvolgeva l'intero popolo di Dio (pastori e laici) nell'esercizio della propria libertà. Nell'ambito dell'etica coniugale, i coniugi cristiani avevano finalmente qualcosa da dire, in base all'esperienza della loro vita. Già tre anni prima Luciani si rivolge ai suoi preti per affrontare il dibattito sul controllo delle nascite al centro della imminente enciclica montiniana. Paolo VI voleva sciogliere personalmente il nodo, tanto che per prudenza lo sottrasse al dibattito conciliare.

IL PLACET DEL PATRIARCA
Luciani poco dopo si mise all'opera per dare il suo contributo dietro il placet del cardinale Giovanni Urbani, patriarca di Venezia. «Il problema delle nascite introduceva Luciani sentito anche nelle nostre diocesi ed un po' oscurato dalle opinioni contrastanti che, dopo il Concilio, sono circolate sulla stampa di ogni genere, domanderebbe, se possibile, una risposta prossima. A parere di alcuni vescovi tale risposta può essere moderatamente liberale. Senza portare pregiudizio alla legge di Dio». 

DA PAOLO
VIIl dossier fu fatto arrivare sul tavolo di Paolo VI. A portarlo in Vaticano, nel corso di una udienza, fu il Patriarca Urbani. Montini valutò positivamente il lavoro dei vescovi veneti, tanto che al ritorno Urbani incontrò Luciani per riferirgli le sue impressioni e le parole di Paolo VI. La posizione di Luciani in materia di riproduzione sessuale era aperturista. Ne aveva parlato a lungo con i suoi parroci, con tante coppie di sposi e di fidanzati, aveva ascoltato i giovani e illustri medici. I dubbi in materia restavano aperti.
Luciani spiegava che il «moderatamente liberale» andava circoscritto: «Cioè: non si considera qui il campo, in cui è già intervenuto il magistero (onanismo, limitazione delle nascite a mezzo strumenti e a mezzo sostanze chimiche, che aggrediscono, per esempio, l'ovulo fecondato o isteriliscono gli spermatozoi o inibiscono l'annidamento dell'ovulo fecondato alla parete dell'utero). Si considera qui il caso della sola pillola a base di progestinico».

LA SCIENZA
A queste precisazioni aggiungeva: «Oggi gli studi scientifici hanno rivelato meglio la natura e i compiti del progesterone; si può pare studiare il problema sotto un punto di vista nuovo e dire almeno che c'è il dubium juris. Un'indicazione viene dalla famosa nota 14 al n. 51 della Gaudium et spes, dove, tra i citati atti del magistero, che hanno condannato strade proibite in materia di regolazione delle nascite, si cerca invano il Discorso del 12 settembre 1958. Eppure non era mancato in Commissione (ndr pro studio populationis, familiae et natalitatis), chi aveva chiesto quella citazione a gran voce».

LE MOTIVAZIONI
Considerate queste motivazioni Luciani si soffermava sulle leggi naturali: «Qualcuno dice: la natura ha stabilito che la donna ogni mese abbia l'ovulazione. Sì, ma la stessa natura sospende l'ovulazione durante la gestazione e l'allattamento e dopo la menopausa. Bisogna poi badare a non prendere natura in senso troppo stretto. La natura vuole, per esempio, che noi siamo più pesanti dell'aria: ciononostante facciamo bene a viaggiare via aerea imitando il principio naturale per cui volano gli uccelli!». Per il futuro Papa il magistero non poteva certo interpretare autenticamente le leggi naturali. Ma con molta prudenza, quando ha in mano dati certi. Nel nostro caso i dati sembrano tali che o si dica: È lecito, o almeno si dica: Non consta, è dubbio. Nel dubbio, non si può accusare di peccato chi usa la pillola».
Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 11:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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