SAN PIETRO - La notizia della scarcerazione dell'assassino di Michela De Villa, Manfred Michaeler, ha suscitato reazioni indignate nel paese di Costalta, dove la giovane era nata e nel cui cimitero è sepolta.
La scarcerazione di Michaeler è stata soprattutto un rinnovare la ferita di quella primavera del 2001 per i due fratelli, Luisa e Guido, che per due mesi cercarono invano di avere informazioni sulla sorella, sparita senza lasciare alcun messaggio. Aveva 33 anni. Il suo assassino, dopo averla strangolata, nella periferia di Bolzano, ne occultò il cadavere, cercato poi per settimane e trovato poi sepolto.
La famiglia di Michela De Villa si era costituita parte civile nel processo svoltosi a Bolzano, dove Manfred Michaeler venne condannato a 23 anni di reclusione, poi ridotti a 16 al netto degli sconti per buona condotta previsti dal nostro ordinamento. Ora dopo 14 anni e mezzo è libero. «Pur sapendo che non ci sarebbe stato alcun risarcimento economico per la morte di mia sorella racconta Luisa -, poiché l'assassino era nullatenente e veniva difeso da un avvocato con gratuito patrocinio, avevamo ritenuto importante essere in giudizio per difendere Michela, la sua giovinezza di lavoro e speranze spezzate da una violenza inaudita e incomprensibile. Le spese legali le abbiamo sostenute noi, e anche questo totale disconoscimento del dramma di una famiglia mi ha lasciato una profonda delusione: l'avvocato dell'assassino pagato dallo Stato, quello dell'assassinata da noi»...
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