La uccide e subito dopo vende la sua casa: «Mai soldi ai tuoi»

Sabato 9 Giugno 2018 di Olivia Bonetti
Annalisa Baldovi, l'imprenditrice uccisa da Davor Kovac
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PIEVE DI CADORE - È stato condannato all'ergastolo per l'omicidio volontario della donna che perseguitava, ma si era spogliato di tutti i suoi averi per non risarcire la famiglia. Pochi giorni dopo l'omicidio aveva venduto la casa a sua sorella. Ora la Corte di Cassazione, dopo 17 anni, ha definitivamente revocato quella vendita: il ricavato della casa dovrà servire per pagare i danni ai parenti della vittima. Il giudice aveva disposto un risarcimento danni morali per la famiglia di 200 mila euro.

I FATTI
Era il 18 maggio 2001, quando, eludendo l'obbligo di dimora a Calalzo, pistola in pugno e plastico e tritolo addosso, Davor Kovac, bosniaco da anni in Italia, raggiunse la Tecnocolor. Cercò la sua vittima, l'imprenditrice Annalisa  Baldovin, ed esplose contro di lei tre colpi di pistola. La donna morì 47 giorni dopo. Aveva presentato ben 17 denunce segnalando quell'uomo e quegli atti persecutori, ma non servì a evitarle la morte. Ma Kovac, oggi 52enne in carcere a Padova, aveva pianificato tutto, tanto che si era disfatto dei suoi beni prima dell'omicidio. Così con atto del 29 marzo 2001, infatti, vendette alla sorella Davorka Kovac la piena proprietà dei suoi beni immobili. Riuscì così a ottenere, anche, l'avvocato difensore a spese dello Stato, per tutta la durata dei tre gradi di processo.

LA BATTAGLIA
Non sono bastate le 17 denunce inascoltate. Non è bastata la sentenza passata in giudicato di ergastolo e risarcimento di 200mila euro alle parti civili, la famiglia ha dovuto lottare ancora per avere giustizia. Fecero ricorso in Tribunale a Belluno chiedendo che venisse dichiarata l'inefficacia dell'atto di vendita. Ma la sorella non si diede per vinta e si costituì nel giudizio. Il Tribunale accolse la domanda della famiglia Baldovin e condannò la Kovac alle spese processuali. Non si arrese. Impugnò la decisione in secondo grado: il 2 dicembre 2015 arrivò la sentenza della Corte d'Appello di Venezia che ha respinto la richiesta e condannato nuovamente la bosniaca alle spese processuali. Davorka Kovac arriva fino alla Cassazione. La Suprema corte mette la parola fine rigettando il ricorso, con l'ordinanza del 17 aprile del 2018, depositata il 6 giugno. La Kovac viene anche condannata al pagamento delle spese di giudizio di 10mila 200 euro.

LA PREMEDITAZIONE
La Corte di Cassazione ripercorre i fatti sottolineando come «l'omicida aveva minacciato di morte la Baldovin in data 11 marzo 2001, affermando anche di aver venduto i propri beni per evitare che i famigliari di lei potessero trovare beni sui quali soddisfarsi». Era tutto pianificato quindi: la vendita, l'omicidio. Lo dice lui stesso. Così, due mesi dopo il rogito, il 18 maggio spara alla Baldovin, che morirà poi il 4 luglio 2001. «La vendita dell'immobile - scrive la Corte di Cassazione - era avvenuta a un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto». Sarebbe provato quindi, secondo la Suprema corte, l'atto del debitore posto in essere per poter danneggiare gli interessi del creditore (cosiddetto eventus damni). «Al cospetto di questa ricostruzione - dice la Corte - i motivi in esame si risolvono nella generica riproposizione di argomentazioni giuridiche». E ha rigettato il ricorso.

L'OBIETTIVO
Anche la sentenza d'Appello del procedimento penale aveva sottolineato la premeditazione del delitto compiuto in situazione di capacità di intendere e volere. La condotta criminosa dell'uomo sarebbe stata anticipata dalle diciotto denunce per minaccia che erano state presentate a suo carico dalla stessa donna che poi uccise, oltre al fatto che non aveva osservato le misure cautelari che erano state assunte nei suoi confronti. Insomma il tutto starebbe a confermare e a dimostrare l'insistenza con la quale perseguì fino in fondo il suo obiettivo. Un obiettivo studiato a tavolino mesi prima, come prova ora, ulteriormente se ce ne fosse bisogno, la vendita della casa.
Ultimo aggiornamento: 10:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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