BELLUNO - Disponibilità totale ai controlli medici. E accettazione delle vaccinazioni. È l'effetto “migrante sano”: questo il termine utilizzato per definire i risultati di uno studio su screening e vaccinazioni di un gruppo di migranti accolti nella nostra provincia e presi in carico dal Dipartimento di Prevenzione.
I DATI
Lo studio della bellunese De Mattia raccoglie i dati relativi ai richiedenti asilo giunti in provincia di Belluno dal 1 novembre 2022 al 30 settembre 2023. «Sono stati sottoposti a screening e profilassi vaccinale 453 migranti (437 uomini e 16 donne) con un'età media di 25 anni. Le visite sono state erogate sia in regime ordinario (82,8%) sia tramite l’attivazione di una pronta disponibilità dedicata (17,2%). Nel 62.6% dei casi i migranti provenivano dal continente africano, mentre nel 37.4% da quello asiatico. Le nazioni più rappresentate sono state Bangladesh, Pakistan, Burkina Faso, Egitto e Costa d’Avorio».
MALATTIE
Entrando nel dettaglio dello stato di salute si rileva che su 453 migranti sottoposti a screening 250 (55.2%) non presentavano alcun problema di salute. «Nella rimanente parte dei casi - viene spiegato nello studio - l’infezione tubercolare latente è risultata essere la principale problematica di salute (26%), seguita dalla scabbia (14.1%) e dalle positività ai marcatori per Hbv (epatite B 11.9%) e Hcv (epatite C 1.8%). Rari sono stati invece i riscontri di positività per le malattie sessualmente trasmesse (1.3% per sifilide). Delle 16 donne giunte alla nostra osservazione una si trovava al quarto mese di gravidanza, due allattavano e una ha riferito di aver subito abusi».
LA PROFILASSI
A proposito di profilassi vaccinale. Agli adulti sono stati offerti i vaccini routinari: dTap-IPV (ovvero tetano, la difterite, la pertosse e la poliomielite ndr), Mprv (ovvero il trivalente) e Sars-CoV-2 (anti-covid), oltre a quello contro Hbv (epatite B) per i contatti dei casi positivi, mentre per i minori sono stati stilati i calendari vaccinali in base all’età. «Nessuno ha rifiutato i prelievi per i test di screening mentre solo 2 soggetti hanno detto no alle vaccinazioni», viene spiegato nello studio.
IL COMMENTO
«Provvedere allo stato di salute del migrante è un modo per tutelare la collettività». A commentare è il direttore generale, Giuseppe Dal Ben, affiancato dal direttore del Dipartimento di prevenzione, Sandro Cinquetti. Intanto la precisazione: l'ambulatorio, con 2 medici e 4 assistenti sanitari, è tuttora funzionante, in costante contatto con il reparto di malattie infettive. «Per l'attività ci si raccorda con la Prefettura, con le municipalità impegnate nell'accoglienza e con la rete delle Cooperative». Senza dimenticare i vari volontari, Croce Rossa in testa. Spiega Dal Ben: «La funzione dell'ambulatorio è di seguire il richiedente asilo che arriva qui solitamente dopo un viaggio impegnativo e faticoso». Durante il quale, magari, si ammala di scabbia. Precisa Cinquetti: «È questa una condizione collegabile al contatto con persone in situazione di forte aggregazione e scarsa igiene. Ma dopo 1-2 giorni dal trattamento la persona non è più infettante». Conclude Dal Ben: «Ogni migrante, dopo una prima visita in cui a volte appare spaesato, nei controlli che seguono acquisisce fiducia nel percorso che prevede anche i richiami vaccinali. Di fatto è importante che venga seguito a livello sanitario in nome dell'integrazione all'interno della sua nuova comunità».