Minacce e microspie per spiare la ex: finisce male per un 32enne

Sabato 30 Giugno 2018 di Lauredana Marsiglia
Minacce e microspie per spiare la ex: finisce male per un 32enne
SAN VITO - «Fucilata mortale nella legnaia», il titolo preso da un giornale venne inviato alla ex, corredato dalla promessa scritta di suo pugno «ecco cosa ti faccio». Seguirono appostamenti, strombazzate di clacson nel cuore della notte e persino due microspie piazzate in casa della vittima grazie alle quali riusciva ad intercettare le conversazione dell'amata perduta. Matteo Brunotti, 32 anni, di San Vito, difeso dall'avvocato Maraviglia (Studio Paniz) è stato condannato ieri a 18 mesi di reclusione e al risarcimento dei danni morali e materiali inflitti alla sua ex, C.F., parte civile con l'avvocato Giandomenico Assirelli nel processo davanti al giudice Antonella Coniglio.  La donna, attraverso il suo difensore, chiedeva 30 mila euro di danni materiali, 10mila per quelli morali più le spese processuali. Il giudice ha concesso solo una provvisionale di 8mila euro, delegando ad un'eventuale causa civile la quantificazione del danno. Più severa la richiesta del pubblico minitero Sandra Rossi che chiedeva 2 anni. La difesa, invece, ha invocato l'assoluzione almeno per insufficienza di prove, affermando che tra i due ci fossero ancora delle questioni aperte che li costringevano ad avere ancora contatti. Tra l'altro, di mezzo, c'era una società in comune, dalla quale la donna uscì a fine 2014. E da qui cominciano i suoi guai.

«Stranamente quando parlavo in casa con qualcuno - ha raccontato la vittima - lui sapeva sempre tutto. Scoprii così una prima microspia dietro ad un quadro e successivamente una seconda. Avevano un sim che si collegava con il suo telefono».

Poi c'erano gli appostamenti sotto casa, persino di notte. «Avevo paura anche di uscire» ha riferito la donna.
Ma l'imputato, che ha accettato di parlare, ha negato tutto. 

«Inizialmente volevo solo cercare di riconquistarla - ha spiegato - poi ho capito che era finita e mi sono allontanato. Mai andato di notte sotto casa sua. Le suonate di notte con il clacson? Non ero io, era un mio amico che passava a prendermi». Insomma, «punizioni conto terzi» le ha definite ironicamente il giudice. In aula, sempre ieri, anche il fratello della donna che ha riferito dello stato di angoscia in cui era caduta la congiunta, costretta a modificare le proprie abitudini di vita. Le motivazioni della sentenza arriveranno solo tra 60 giorni.
Ultimo aggiornamento: 1 Luglio, 10:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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