Mancano i medici: trasfusioni e diagnostica sono a rischio

Mercoledì 14 Novembre 2018 di Alessia Trentin
foto di repertorio
BELLUNO - Mancano medici: l'attività del Dipartimento interaziendale di Medicina Trasfusionale ha le ore contate. Presto il pensionamento di uno dei quattro camici bianchi primario Stefano Capello compreso (che è amche il segretario Cimo) metterà ko il sistema organizzativo di quella parte dell'Usl 1 Dolomiti che si occupa della selezione dei donatori, della raccolta del sangue, della raccolta di emocomponenti, della loro validazione e distribuzione; di diagnostica e di supporto terapeutico. A lanciare l'allarme è il sindacato Cimo, Coordinamento italiano medici ospedalieri. 

IL PROBLEMA Oggi l'equipe è composta da 4 medici, primario compreso. Un numero appena sufficiente ad assicurare la piena attività del servizio. Il calo dei trasfusionisti è stato costante negli ultimi anni e, oggi, sembra essere arrivato ad un punto di non ritorno: il prossimo pensionamento imporrà una riduzione del servizio, se non si corre ai ripari prima. Ad annunciarlo è il segretario provinciale del Cimo, il dottor Stefano Capello. A partire da fine luglio resteremo in tre spiega preoccupato -, ma in tre non si può gestire il Dipartimento. Si rischia così la chiusura di significativi e imponenti volumi di attività». Il Dipartimento, insomma, non potrà più assicurare le attuali ore di servizio. L'attività verrà compressa di necessità. «Verrà investita dalla modifica tutta l'attività trasfusionale, a partire dalla raccolta del sangue spiega ancora -. Anche così facendo non è detto si riesca a garantire il rispetto delle regole in termini di turnazioni e riposi». La Regione è a conoscenza del rischio che incombe sul trasfusionale, un gioiello a livello italiano per la mole di utenti che vi accedono per la donazione, per la sua attività di ricerca e l'organizzazione. Da Venezia è stato dato il via libera all'assunzione di un medico, per ora, così da ripristinare la squadra a quattro. Ma il problema è che non ci sono professionisti. 

LA CARENZA CRONICA Il numero ideale per dare una boccata d'ossigeno al servizio sarebbe cinque, ma già trovare un medico sarà una bella sfida. Il nodo è sempre quello della formazione universitaria, che sta creando problemi alle aziende sanitarie di tutta Italia. «Lo scoglio è l'accesso alle scuole di specializzazione aggiunge Capello -, lo si va ripetendo da tempo». Insomma, il bando per la raccolta delle candidature verrà aperto, certo, ma non è affatto scontato che risponda qualcuno. E' una penuria con la quale l'Usl 1 Dolomiti si trova a fare i conti da tempo. Mancano dai pediatri ai medici di medicina generale, dai ginecologi agli endocrinologi. Di recente è stata stilata la graduatoria in seguito al concorso per l'assunzione a tempo determinato di un oncologo, necessario per mantenere nel reparto del San Martino la dotazione di 5 dirigenti medici e, quindi, la piena attività. Ultimamente all'ospedale di Feltre è stato prorogato di sei mesi l'incarico provvisorio ad un medico anestesista libero professionista. Questo tuttavia non risolverà i problemi: sono 10 le assunzioni a tempo indeterminato di medici anestesisti e di rianimazione autorizzate dalla Regione per l'Usl 1 Dolomiti, ma finora le procedure attivate hanno ottenuto esito negativo. Il prossimo, ennesimo, concorso è previsto il 6 dicembre.

    
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