"Placca" il bimbo: maestra assolta. I genitori: «È violenta, condannatela»

Domenica 1 Luglio 2018 di Lauredana Marsiglia
"Placca" il bimbo: maestra assolta. I genitori: «È violenta, condannatela»
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BELLUNO - Appellata la sentenza di assoluzione della maestra O.G., 58 anni, insegnante in una scuola elementare della città. Era accusata di abuso di mezzi di correzione per aver impedito ad un bimbo di scappare in strada. Nel trattenerlo sarebbero finiti entrambi a terra e lei, per bloccarlo, si sarebbe messa a cavalcioni su di lui premendogli un ginocchio sul costato. Ma secondo un'altra versione, quel placcaggio a terra, avrebbe avuto una seconda finalità, punitiva: ovvero, costringere il bimbo a tornare in palestra per riordinare i giochi che aveva sparpagliato in un attacco d'ira.

 
LE MOTIVAZIONILe motivazioni della sentenza di piena assoluzione, pronunciata il 19 febbraio scorso dal giudice Angela Feletto, hanno confermato la versione secondo la quale la maestra voleva solo fermarlo, non certo portarlo in palestra per riordinare.
E su questo punto, i genitori del piccolo, che erano costituiti parte civile con l'avvocato Giuseppe Triolo, non ci stanno. «In questo modo - spiega Triolo - non vengono ritenuti credibili due testi importanti». Il difensore si riferisce ad una maestra di sostegno e al genitore-carabinieri che quel giorno si trovò ad assistere alla scena, facendo poi partire il procedimento contro la docente. La accusò anche di aver messo le mani al collo al piccolo e di averlo preso per le orecchie. A quel punto si sentì in dovere, anche se in borghese, di estrarre il tesserino e fischiare l'alt.
RICHIESTA DI CONDANNAIl procedimento è destinato così a riapprodare in una nuova aula di tribunale, precisamente quella della Corte d'Appello di Venezia dove si consumerà il processo di secondo grado. In primo grado la parte civile aveva chiesto la condanna e un risarcimento simbolico. Stessa strada sarà percorsa in Appello.
Un processo che riaprirà una ferita per la maestra, scoppiata a piangere dopo il verdetto assolutorio di febbraio con la formula del fatto non sussiste. Lei, difatti, si era sempre professata innocente: «Nessuna violenza - aveva detto in aula - volevo solo proteggere il bambino, evitando che scappasse in strada». La campanella, di quel 5 febbraio 2016, era appena suonata e il piccolo si precipitò verso la porta per uscire, da solo. L'atteggiamento del bimbo, che spesso dava in escandescenze, era stato più volte al centro di riunioni tra maestri e genitori. Insomma, non era facile da gestire e proprio per questo l'attenzione della maestra era sempre alta, nel timore che potesse farsi del male.
Non resta che attendere il secondo round di un braccio di ferro giudiziario che ha intaccato profondamente il morale della docente e suoi immacolati 40 anni di carriera. 
Ultimo aggiornamento: 19:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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