Perseguitava i baristi, stalker condannato: «Ora mi ammazzo»

Venerdì 8 Settembre 2017 di Olivia Bonetti
Perseguitava i baristi, stalker condannato: «Ora mi ammazzo»
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BELLUNO - Condannato a un anno e 6 mesi per lo stalking alla stazione: Denis Grando minaccia di tagliarsi la gola. Attimi di tensione ieri pomeriggio in aula in Tribunale a Belluno dove l'imputato 37enne di Feltre, alla lettura dell'ordinanza sui domiciliari ha dato in escandescenze. Il feltrino era alla sbarra per l'accusa di stalking ai baristi della stazione di Feltre.

Al termine del processo, quando Grando ha capito che doveva tornare in carcere ha iniziato a urlare frasi sconnesse in aula. «Perché devo restare dentro? - ha chiesto al giudice - mi sono già fatto 9 mesi. Non posso uscire perché io no ho una casa. Io stasera vado in carcere e mi taglio la gola, tanto sono la feccia della società. Non sono un criminale. Lascerò un biglietto in cui scriverò: «Grazie popolo italiano». L'imputato si è anche alzato, nei momenti di concitazione e è stato trattenuto dalle 4 guardie penitenziarie che c'erano in aula. Il giudice Elisabetta Scolozzi ha spiegato all'imputato che è pronto a scarcerarlo appena l'avvocato troverà una struttura idonea non in Feltre. Ha anche sottolineato «la polizia penitenziaria riporterà a chi di dovere quanto accaduto per l'idonea sorveglianza in carcere».
La sentenza è arrivata dopo gli ultimi testi del processo per i fatti avvenuti tra giugno e ottobre 2016, periodo in cui Grando avrebbe perseguitato i lavoratori del bar e i viaggiatori. Secondo quanto ricostruito dalla Procura li avrebbe molestati, pressoché quotidianamente, urlando frasi sconnesse, «dando in escandescenze, spesso a torso nudo e con la bava alla bocca, gesticolando, mostrando i pugni, bestemmiando ed imprecando». «È socialmente pericoloso attualmente», ha detto il perito, dottor Candeago che ha confermato la «scemata capacità di intendere e volere per la cronica intossicazione da oppioidi». Il pm Sandra Rossi aveva chiesto la condanna a un anno e 10 mesi. La parte civile costituita con l'avvocato Luciano Perco (i coniugi titolari del Buffet) aveva chiesto il risarcimento simbolico del danno. Una richiesta accolta dal giudice Scolozzi che ha condannato Grando a risarcire 4mila euro di danni e a rifondere le spese di parte civile 2650 euro, più le spese processuali e di custodia cautelare. Nella sentenza sono state escluse le aggravanti e riconosciuto il vizio parziale di mente. «Non è cessata l'esigenza cautelare per la pericolosità sociale», ha detto il giudice nell'ordinanza in cui ha confermato la custodia in carcere.
Ultimo aggiornamento: 15:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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