Il comandante vieta la pausa caffè L’ira dei forestali: «Disumano»

Giovedì 10 Gennaio 2019 di Olivia Bonetti
Basta pausa caffè, i tecnici forestali insorgono
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Il comandante del Raggruppamento carabinieri Biodiversità di Belluno, col. Gianfranco Munari, revoca la pausa caffè per gli operai forestali ed è guerra. Non si è fatta attendere la levata di scudi del sindacato il Cisal (Federazione sindacale agricoltura e foreste) che il giorno dopo ha scritto al comandante chiedendo di revocare la nota di revoca. Ed è bufera, che potrebbe portare anche allo stato di agitazione. 
LA REVOCA
È di lunedì 7 gennaio l’atto firmato dal colonnello con cui si «revoca le disposizioni impartite con note del 14 e 15 luglio 2011». Addio ai 10 minuti della pausa caffè per gli operai forestali del Celarda e delle altre sedi. «Non è previsto dalla legge - ha spiegato il comandante Munari - che invece prevede una pausa se l’orario di servizio è superiore alle 6 ore. I nostri operai effettuano 8 ore con una pausa pranzo di un’ora. Se si fermano anche per prendere il caffè, quel tempo deve essere recuperato al termine del servizio. Questo perché l’a pausa caffè non è prevista dal contratto: in precedenza insomma veniva concessa al di fuori del contratto». Il colonnello è arrivato da un anno e mezzo, ma non si è reso subito conto che delle pause che gli operai effettuavano. «Quando ho avuto contezza del fatto -spiega - ritenendo che la cosa non fosse suffragata da alcuna norma specifica o da una norma del contratto la ho revocata. Non so infatti se un dirigente può regalare minuti di lavoro così».
LA PROTESTA
Non si è fatta attendere la risposta dei sindacati, inviata al comandante martedì 8 gennaio. «La pausa caffè deve essere garantita anche in assenza di una legge specifica in fase di contrattazione e non può essere inferiore ai 10 minuti - scrive il segretario generale Cisal, Gennaro Esposito -. Tale diritto non può in alcun modo essere sostituito e pagato con una maggiorazione dello stipendio». Il sindacalista conclude richiedendo di «valutare la opportunità di ritirare la nota indicata e di richiamare il responsabile dell’azienda a una più attenta gestione del personale operaio». «La pausa - spiega il sindacalista- non è da tempo considerata una perdita di tempo, ma piuttosto un momento necessario a spezzare l’andamento routinario della prestazione lavorativa in modo da migliorarne il rendimento». E afferma: «Noi siamo preoccupati per questi ragazzi, perché non può essere che queste persone che stanno all’esterno a temperature molto rigide, non possano riscaldarsi con una bevanda calda. Qui si sta violando un criterio basilare che è il buonsenso. Oggi è il caffè domani cosa? Bisognerà recuperare i minuti per andare al bagno? D’altronde la legge non dice che uno può andare in bagno. Come si fa a vivere una giornata lavorativa in queste condizioni. Per questo in molti stanno pensando anche a uno stato di agitazione».
Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 13:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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