Energie rinnovabili. En&En: inchiesta sul crac da 25 milioni

Mercoledì 29 Agosto 2018
Energie rinnovabili. En&En: inchiesta sul crac da 25 milioni
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BELLUNO - Un buco di 25 milioni di euro. È quanto è emerso dagli accertamenti della Procura sulla richiesta (respinta) di concordato preventivo avanzata da En&En, ovvero la società attiva nel campo delle energie rinnovabili Energia per Energie srl che ha sede in via Caffi 15 (la sede legale è a Treviso solo per esigenze contabili). A quel punto è stato lo stesso procuratore Paolo Luca a richiedere il fallimento, dopo aver preso atto che la società non era in grado di adempiere alle condizioni nel concordato preventivo. C'era un buco di 25 milioni di euro, nonostante ciò che era stato attestato da un professionista che assicurava che c'era un patrimonio sufficiente per far fronte ai debiti. Ed è questo il punto al vaglio della magistratura nell'indagine in corso: comprendere se ci sia stato o meno il dolo nella relazione con cui si sarebbero sovrastimati i valori delle centraline e del patrimonio di En&En.
 
LE INDAGINI
La procedura fallimentare sta facendo il proprio corso nel Tribunale civile. Con sentenza del 27 marzo scorso il Tribunale di Belluno ha dichiarato il fallimento di En&En e a luglio c'è stata l'adunanza dei creditori. Ma in Procura si è aperto il capitolo penale, o quasi. In realtà al momento non ci sono ipotesi penali, tanto che il fascicolo è un Modello-45, ovvero il registro degli atti non costituenti notizia di reato. Un fascicolo, dunque, al momento senza ipotesi di reato né indagati. Il procuratore Luca ha delegato la guardia di Finanza di accertare come ha proceduto il cosiddetto attestatore nella relazione sul patrimonio. Il professionista accertatore è completamente indipendente dalla società su cui opera. Potrebbe aver commesso un errore di valutazione senza dolo, sulla base delle carte che gli erano state consegnate. Le indagini della Procura sono volte ad accertare se sono stati rispettati tutti i criteri tecnici e contabili che sono necessari per stendere quel tipo di perizia. Si accerterà poi se vi sono state distrazioni o falsificazioni. Ma tutto è ancora all'inizio.

LA STORIA
Fondata nel 2002 da Confidustria Belluno Dolomiti, poi a gestione privata, la società di via Caffi è stata protagonista della corsa all'«oro blu». Ma nel 2016 arrivarono le grosse difficoltà e al termine di un'assemblea infuocata l'allora presidente, Angelo Caneve, diede le proprie dimissioni (sostituito poi dall'ingegnere Paolo Paoletti di Brescia). Ma i fattori che hanno fatto scricchiolare En&En andrebbero fatti risalire anche alla scia di veleni interni e indebitamenti innescati dal divorzio dall'ex presidente Valentino Vascellari. È allora che ci fu la cessione del pacchetto di quote di Vascellari, acquistate da altri con un grande sforzo. Intanto però il vento cambiava sia per l'idroelettrico che per gli imprenditori, soci maggioritari della società: qualcuno aveva ormai l'azienda in liquidazione, altri erano in grosse difficoltà. Poi i contenziosi. Ad esempio la vertenza per le due centraline vendute a una società di Bolzano (una a Chies d'Alpago e l'altra sul torrente Biois). En&En aveva assicurato all'acquirente una determinata resa che però non ci sarebbe stata. La società a sua volta si scagliò contro lo Studio Zollet Ingegneria di Santa Giustina. E tutto è crollato: anche lo studio Zollet è stato dichiarato fallito, con sentenza di giugno.
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