Assalto ai municipi per la cittadinanza italiana, i Comuni disperati: «Non ce la facciamo»

Domenica 14 Maggio 2023 di Lauredana Marsiglia
La comunità brasiliana di origine bellunese è una delle più numerose

BELLUNO - La richiesta di cittadinanza italiana da parte discendenti di emigrati bellunesi sta mettendo sotto pressione gli Uffici demografici dei Comuni, con carichi di lavoro impossibili da evadere senza risorse aggiuntive e con continue lettere di diffida se non vengono rispettate le tempistiche. Lettere legali che sono una vera e propria minaccia a procedere penalmente contro le amministrazioni “inadempienti”, facendo scattare l’eventuale reato di omissione in atti d’ufficio.

Praticamente un ricatto sul quale gira ormai un colossale business. 

IUS SANGUINIS
Gente che arriva, vantando anche trisavoli di origine bellunese, e chiede il diritto ad ottenere la cittadinanza iure sanguinis, ovvero perché discendenti da un cittadino italiano. Discendenti che con l’Italia ha poco a che fare e che pur di ottenere lo status, che poi da diritto ad un passaporto europeo, sono disposti anche a pagare avvocati e agenzie specializzate in questo tipo di pratiche, diventate ormai l’incubo dei Comuni. Attorno allo ius sanguinis è nato un vero business che rischia anche di creare corruzione laddove si apra un possibile spiraglio di “collaborazione”.

400 TUTTI ASSIEME
Dopo l’allarme lanciato dalla Val di Zoldo, ancora nel 2018 quando una mattina si presentò un brasiliano che annunciava l’intenzione di presentare 400 pratiche di connazionali da iscrivere all’anagrafe, ora arriva una protesta corale. Sono oltre 40 i Comuni che hanno aderito ad un ordine del giorno sul tema, inviando una missiva a Prefettura, Ministero degli Interni e al rappresentante bellunese a Roma, il senatore Luca De Carlo, e per conoscenza ad Associazione nazionale Comuni italiani e Associazione nazionale degli Uffici di stato civile e anagrafe (Anusca).

«SERVE PERSONALE»
Camillo De Pellegrin, sindaco di Val di Zoldo, primo a trovarsi di fronte al dramma, spiega: «Per seguire queste pratiche non abbiamo personale. Certo, la legge ci impone di farlo, ma dobbiamo salvare anche l’erogazione dei normali servizi ai residenti. Se lo Stato decide che dobbiamo essere noi a farci carico di tutto questo, allora è giusto che ci dia le forze per farlo. Ormai siamo costretti a fare i conti con agenzie specializzate e avvocati che si fanno pagare. È semplicemente immorale».

«UNA MOLE DI ARRETRATI»
«Abbiamo una mole enorme di arretrati - spiega la Alina Maier, responsabile dell’Area Amministrativa del Comune di Val di Zoldo -. Il nostro territorio è stato attraversato da forti migrazione a fine ‘800 e oggi ci ritroviamo sommersi di richieste di cittadinanza iure sanguinis. Ci sono tre vie per ottenerla: quella attraverso i Consolati, che però richiede anni di attesa, quella attraverso gli Uffici anagrafe e, da un paio d’anni, c’ anche il riconoscimento giudiziale che peggiorato la situazione. Gli avvocati si rivolgono ai Tribunali che a loro volta intimano ai Comuni di iscrivere immediatamente all’anagrafe il richiedete». Un ricatto? «Già, di fatti ci troviamo in questa condizione. Riceviamo continuamente lettere di diffida».

«SARÀ SEMPRE PEGGIO»
La situazione ovviamente è destinata a peggiorare come ha fatto presente il sindaco di Canale d’Agordo, Flavio Colcergnan: «Perchè gli stranieri che si vedono riconosciuta la cittadinanza italiana trasmetteranno lo stesso diritto ai figli e via di seguito in un circuito senza fine».

Ultimo aggiornamento: 17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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