Si sgretola il monte Cristallo: è crollato l’Ago di Löschner

Mercoledì 19 Settembre 2018 di Giuditta Bolzonello
L'Ago di Löschner crollato
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Fra il Piz Popena e Punta Michele, nel gruppo del Cristallo, sottogruppo del Popena, non svetta più l’Ago Löschner. L’ardita e sottile punta, che si stagliava nel cielo azzurro di settembre fino a qualche giorno fa visibile da Misurina, ma insisteva sul confine fra Auronzo e Cortina, è crollata. Nessun rumore e nessun clamore: l’Ago Löschner, detto anche Dito di Popena a quota 2939, era una meta di nicchia, una guglia conosciuta solo agli appassionati.
IL PANORAMA
Ad accorgersi che il panorama verso il Popena era cambiato due fedeli escursionisti della zona che nei giorni scorsi hanno risalito un sentiero percorso più e più volte per capirne le condizioni dopo l’erosione delle tante piogge estive. Quando lo sguardo si è alzato lo stupore è stato grande nel non trovare più l’Ago.  La luce non era ideale, ma sufficiente per scattare le fotografie che documentano l’assenza della guglia, non completamente: alla base resta un moncone. Venne scalata la prima volta ad inizio del secolo passato da Erwin Ploner, l’alpinista rampollo della gloriosa famiglia di albergatori di Carbonin, che la conquistò con il tenente austriaco Richard Löschner nel settembre di quell’anno. Secondo lo scrittore di montagna Luca Visentini l’Ago Löschner è “il gioiello di dolomia più bello di tutto il Gruppo del Cristallo”; oggi dobbiamo dire era. Dopo l’epoca dei pionieri la salita, già raramente percorsa, è diventata difficilissima se non impossibile per il crollo di un blocco roccioso alla base. L’ampezzano Ernesto Maioni, accademico del Gism, gruppo scrittori di montagna, e direttore del semestrale del Cai “Le Dolomiti Bellunesi” ricorda che l’alpinista diventato poi scrittore Mauro Corona lo ha scalato a metà anni novanta: «Ha detto di aver trovato un passaggio di VI grado, non certamente più il III grado di Löschner ed Erwin Ploner del 1907». Insomma tanta storia sbriciolata in un attimo.
IL DESTINO
È il destino delle Dolomiti, tanto belle, ma altrettanto fragili. Fra le cause anche il cambiamento climatico che provoca lo scioglimento del permafrost, le conseguenze sono il crollo di pinnacoli e pareti che si staccano con facilità a seguito di forti piogge o temporali prolungati. E se il crollo del Löschner non avrà l’eco mediatico di altri fenomeni analoghi è solo per sua poca notorietà; un angolo dolomitico riservato a pochi appassionati disposti a camminare ore per raggiungerlo. Niente a che vedere con il risalto che hanno avuto il crollo della Torre Trephor nel gruppo delle Cinque Torri a Cortina del 2004, o la Cima Una in Val Fiscalina nel 2007, o la Piccola Croda Rossa nel 2016 solo per citare i casi più noti.
 
Ultimo aggiornamento: 09:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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