La frana killer uccise madre e figlio nel sonno: nessuno è responsabile

Martedì 23 Maggio 2017 di Lauredana Marsiglia
La struttura che doveva contenere la frana
BORCA DI CADORE - Le gravi negligenze rilevate nella fase esecutiva del grande vascone che avrebbe dovuto contenere la frana di Cancia e il mancato collaudo dello stesso, così come la presenza del vecchio edificio Minoter al centro della frana, non avrebbero inciso su quanto accadde la notte tra il 17 e 18 luglio 2009, quando dal Monte Antelao scese la colata detritica che sfondò la casa dove dormivano Giovanna Belfi e il figlio Adriano Zanetti, uccidendoli sul colpo.

Questa la sintesi delle lunghe motivazioni con cui i giudici della Corte d'Appello di Venezia assolsero, nel febbraio scorso, Sandro De Menech (avvocato Luigi Ravagnan di Venezia) progettista del bacino di contenimento, Ermanno Gaspari e Alvise Lucchetta (avvocato Sandro De Vecchi) rispettivamente responsabili dell'Ufficio regionale del Genio civile, accusati di disastro colposo per non essersi accorti che era necessario abbattere l'edificio Minoter. La richiesta assolutoria era stata avanzata dal Procuratore generale.

Censure vengono mosse invece nei confronti della ditta che realizzò il vascone. Secondo i giudici avrebbe utilizzato materiali più scadenti di quelli pattuiti al fine di risparmiare. Ma, anche, in questo caso, non ci sarebbe relazione con il disastro. Infatti, si legge nella sentenza, non si può dimostrare che se anche fosse stato fatto a regola d'arte le cose sarebbero andate diversamente. Nello specifico, spiega ancora la Corte riferendosi ai tre imputati, non esistono specifici addebiti in relazione alla progettazione/realizzazione della vasca provvisoria e, in ogni caso, non essi possono riguardare De Menech, Gaspari e Lucchetta.

Insomma, la centralina d'allarme non funzionava perché non vennero fatte le manutenzioni, il collaudo del vascone non venne eseguito, furono usati materiali scadenti e nessuno se ne accorse, ci furono negligenze nella gestione delle previsioni meteo e molte altre ancora, ma nessuno, in questo triste capitolo lungo 10 anni di processi, avrebbe avuto responsabilità. Su tutto «l'imprevedibilità dell'evento». Al palo resta il Comune di Borca, parte civile, che dovrà pagare le spese del procedimento. Una stangata che rischia di sbancare le casse comunali. Sembra chiudersi così un lungo capitolo processuale che, con questa sentenza, mette una pietra tombale su un disastro senza responsabili.
Ultimo aggiornamento: 17:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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