Basilio Tabacchi, da Pieve al successo: «Vivere il sogno di diventare mago in un paese di montagna, è come dire di voler fare l'astronauta»

Mercoledì 6 Marzo 2024 di Giovanni Carraro
Basilio Tabacchi

PIEVE DI CADORE - Pieve di Cadore, terra del Tiziano, patria dell'occhialeria. Nella frazione di Sottocastello, ai piedi dell'Antelao, il re delle Dolomiti, un simpatico e riccioluto ragazzino sta maneggiando da ore un mazzo di carte. Vuole imitare le proverbiali magie di Silvan, ma quel quattro di picche non vuole proprio uscire dal mazzo. Sono gli anni Ottanta e Basilio Tabacchi non sa che di lì a poco diventerà un professionista dell'arte magica.

Quel giovane mago autodidatta è oggi una star internazionale dell'illusionismo che non smette di incantare grandi e piccini a bordo delle navi da crociera sulle acque dei sette continenti. Le prime apparizioni al pubblico, gli show alla Rai e sulle reti Mediaset, gli spettacoli e i lunghi viaggi attorno al mondo. Basilio si racconta in uno dei rari momenti di soggiorno nel suo paese natale, dagli esordi ai giorni nostri in oltre trent'anni di attività.

La domanda sorge spontanea: come mai questa passione?
«Ero un bambino delle elementari, ci portarono a vedere uno spettacolo di magia in una palestra. Fu un colpo di fulmine, tanto che ancor oggi a distanza di anni ricordo perfettamente quei giochi. Tornai a casa e dissi: "voglio fare il mago"».

Da Pieve di Cadore al successo internazionale. Non facile partire da zero
«Vivere il sogno di diventare mago in un piccolo paese di montagna, dove non esiste nemmeno un teatro, è come dire di voler fare l'astronauta. Ti guardano con compassione o ti prendono per matto. Ma, come spesso accade, la fortuna aiuta gli audaci. La goccia scava la pietra, non per la forza, ma per la sua costanza».

Un lungo viaggio attorno al mondo
«Dopo aver appreso le basi della magia, ho perfezionato le mie abilità al Teatro Verdi di Padova, poi le prime apparizioni televisive sui canali Rai e Mediaset. Nel 1996 ho iniziato a lavorare a bordo della prima nave da crociera e da allora ho fatto più volte il giro del mondo, esibendomi nelle più lussuose compagnie navali internazionali. Ho incontrato paesi e culture diverse che hanno arricchito il mio bagaglio di esperienze, dall'Alaska al Polo Sud, dall'Africa all'Asia, dall'Europa all'Oceania alle Americhe».

Come si vive in una comunità come quella delle navi da crociera?
«Penso che la vita a bordo di una nave da crociera rappresenti un modello di convivenza sociale. Le persone a bordo provengono anche da più di settanta nazionalità, ma nonostante le differenze culturali è sorprendente notare che vi è assoluto rispetto e in tanti anni non ho mai visto episodi di conflitto. È un vero esempio di come dovrebbe essere una comunità».

Qualche aneddoto?
«Una passeggera chiese al responsabile del personale addetto alla pulizia delle cabine dove alloggiasse il team al termine del lavoro. Rispose scherzando "signora, a fine giornata un elicottero li viene a prendere e li riporta al mattino seguente". Nel questionario di valutazione della crociera, fu scritto "crociera fantastica, personale qualificato, ma l'elicottero era troppo rumoroso"».

Come si svolge il suo spettacolo tipico
«Il mio spettacolo è un omaggio all'italianità. Basandomi sul cliché che gli stranieri hanno di noi italiani, estremizzo i tratti tipici del nostro stile per intrattenere il pubblico internazionale, gesticolando molto, facendo ridere e trovando sempre una soluzione anche di fronte a problemi apparentemente insormontabili. E questo grazie alla magia. Parlo cinque lingue contemporaneamente durante lo show, per un'esperienza coinvolgente rivolta a tutti».

Oltre alle navi, lavora in qualche altro ambiente?
«Mi esibisco anche nei teatri italiani ed europei. Sono orgoglioso di aver fatto parte del cast di Supermagic al Teatro Olimpico di Roma, un gala che richiama i migliori maghi del mondo con oltre quindicimila presenze di pubblico».
C'è stato qualche momento in cui qualcosa non è andato per il verso giusto nello spettacolo?
«È umano commettere qualche errore. Per noi maghi la vera abilità sta nel saper gestire queste situazioni con raffinatezza, continuando lo spettacolo fino alla fine senza che il pubblico se ne accorga. Finora mi è sempre andata bene».

Come si pone la figura dell'illusionista nell'era del digital?
«La magia ha origini antichissime e si è sempre evoluta, anche nell'era digitale dove giovanissimi prestigiatori utilizzano i social media per stupire il pubblico con illusioni sempre più innovative. Così si scopre che scelte casuali dello spettatore erano già state previste dal prestigiatore che le aveva pubblicate qualche giorno prima su Instagram o Facebook».

E i trucchi svelati nei social?
«La magia basa il suo fondamento nel rendere possibili cose che apparentemente sembrano impossibili. Svelare un trucco significa rovinare un sogno. Sui social spesso si vedono attori che spiegano i retroscena perché cercano notorietà attraverso i "like". Queste persone fanno male alla nostra arte, tuttavia lo spettatore è libero di scegliere se guardare o non guardare e continuare a sognare».

Qual è il suo artista preferito?
«Ogni mago ha il proprio personaggio di riferimento. Negli anni Settanta Doug Henning rivoluzionò l'immagine del prestigiatore in frac assumendo un look moderno con baffoni e capelli lunghi, un decennio dopo arrivò David Copperfield dal tono romantico e passionale con scenografie incredibilmente curate e spettacolari. Ecco, per me Copperfield è l'artista simbolo».

Cosa ama fare quando torna a casa?
«Tornare a Pieve di Cadore significa ritrovare le mie radici. Amo praticare sport all'aria aperta e poi, visto che mi piace socializzare, non mancano mai le occasioni conviviali, come la recente "reunion" con i miei vecchi compagni di scuola. Ora mi aspettano altre sfide, tra cui la seconda edizione di C'est Magique in Cadore ad agosto, un gran gala di magia con i migliori talenti italiani e stranieri».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci