ROMA - Oscar Pistorius si toglie le protesi e i calzini, poi in maglietta grigia e short da atletica si alza e attraversa incerto e barcollante il tribunale camminando sulla moquette poggiato sulle punte dei moncherini, sfilando davanti allo sguardo impassibile e per nulla commosso dell'ex suocero Barry Steenkamp e alla suocera June, girata dall'altra parta. Poi si appoggia ai parapetti di legno lucidato dei banchi e infine sta fermo, senza sostegni, al centro dell'aula, testa bassa e sguardo a terra, pencolando leggermente a destra e sinistra per tenersi in equilibrio, prima che un'addetta del tribunale venga a sostenerlo e a riportarlo al suo posto. Il tutto in un silenzio vagamente imbarazzato dell'aula. Con un altro dei momenti spettacolari ai quali il processo all'ex campione di atletica ci ha ormai abituato da due anni si è conclusa oggi la serie di udienze al tribunale di Pretoria che aiuteranno la giudice Thokozile Masipa a decidere che pena comminare a Pistorius per l'omicidio volontario della fidanzata: sentenza - ha annunciato oggi la giudice - che sarà pronunciata il 6 luglio prossimo.
La dimostrazione drammatica di oggi l'ha chiesta l'avvocato difensore di Pistorius, Barry Roux, nel tentativo di esporne a tutti la vulnerabilità: quell'uomo barcollante e malfermo, ha detto l'avvocato Roux, «non è l'uomo forte e ambizioso» che ha fatto la storia alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi a Londra sei mesi prima della tragica notte di San Valentino del 2013. «Non è l'uomo vincitore di medaglie d'oro che va giudicato», e non bisogna immaginarlo quella notte «mentre corre verso il bagno con una medaglia d'oro al collo». Invece, «è un uomo di 1 metro e 85 in equilibrio su dei moncherini alle 3 di notte al buio che va giudicato», ha concluso l'avvocato Roux, prima di chiedere per il suo assistito l'affidamento ai servizi sociali per buona parte della sua futura pena. Uno svantaggio psico-fisico, ha sottinteso Roux, che è stato fatale. 'Sopraffatto dalla paurà nel cuore della notte, non avrebbe cioè avuto né il tempo né la lucidità per prendere decisioni razionali invece di sparare alla cieca quattro colpi di pistola attraverso la porta chiusa del bagno, credendo, a suo dire, che rinchiuso al suo interno vi fosse un criminale intruso. Una tesi, questa della difesa, che era stata sostanzialmente accolta nel verdetto di primo grado, che di fatto derubricò l'omicidio premeditato cavalcato dall'accusa in «colposo».
Dei cinque anni di carcere inflitti due anni fa, Pistorius ne ha scontato dietro alle sbarre uno solo.