Napoli, la Pignasecca piange Antonio: «Un buono, sfamava i senzatetto»

Sabato 8 Dicembre 2018 di Davide Cerbone
Napoli, la Pignasecca piange Antonio: «Un buono, sfamava i senzatetto»
La Pignasecca è un piccolo mondo antico che basta a sé stesso. Una repubblica autonoma brulicante di vita ai piedi della collina tra San Martino e Toledo. Qui ha vissuto fino a giovedì sera Antonio Ferraro, stroncato da un infarto a 64 anni davanti ad una pistola che un balordo gli ha puntato contro nel negozio che è stata la sua dimora, la sua ragione di vita, il suo rifugio, la sua finestra sul mondo. Un mondo dal quale «don Antonio» s'è fatto amare molto.

La signora Annamaria, che quel minimarket di fronte alla Cumana lo frequentava tutti i giorni, non si dà pace: «Ero sua cliente da sempre, non ci posso credere - scuote il capo l'anziana donna - Era una perla d'uomo, ci offriva sempre il caffè. Io glielo dicevo: State attento, soprattutto la sera: qua non guardano in faccia a nessuno». Così è stato. Il giorno dopo, in questo venerdì di passione splende un sole tragico ad illuminare i sentimenti di una famiglia allargata che piange insieme il suo morto e il suo destino: lo sgomento e il rispetto, l'affetto e lo sdegno. Un grumo di stati d'animo che passa di bocca in bocca.
 
Dai ragazzi agli anziani, dalle studentesse alle casalinghe, un brusio unisce la gente del rione come un filo rosso. Rosso come le rose e i lumini posati davanti al negozio chiuso. «Antonio sempre nei nostri cuori», «Riposa in pace» c'è scritto sui bigliettini che la gente ha posato tra le candele. Ed ha il sapore di una promessa tradita lo slogan che campeggia sulla saracinesca verde mestamente calata su una vita di lavoro: «Pietruccio toglie ogni cruccio». E invece oggi di crucci è piena l'aria della Pignasecca. Tanto che due uomini di mezza età ci appiccicano sopra un cartello. «Antonio, un commerciante unico. Ci mancherai», c'è scritto.

Mancherà più che ad altri a Giuseppe Benvenuto, 32 anni, che da due anni e mezzo gestisce il negozio di frutta secca accanto a Pietruccio. «Prima di me qua c'è stato mio zio per sessant'anni: Antonio lo conoscevo sin da bambino», dice. L'altra sera è stato lui il primo a soccorrerlo. «Quando il malvivente è entrato purtroppo fuori non c'era nessuno dei nostri. Il suo collaboratore era andato a prendere il pane e Mimmo, il ragazzo che lavora con me, era andato a fare una consegna. Franco, il fratello di Antonio, invece era giù in deposito ed è accorso quando ha sentito le nostre grida. È venuta a chiamarmi una cliente del minimarket. È stata coraggiosa, ha avuto anche una colluttazione con quel malvivente, ma quando siamo corsi di là Antonio già non era più cosciente. Quando lo abbiamo portato in auto all'ospedale Pellegrini ci hanno detto che non c'era niente da fare», ricostruisce i drammatici attimi il giovane commerciante. Poi smonta un luogo comune: «La mancanza di lavoro spesso è un alibi, la prima cosa che manca è l'educazione. La legittima difesa? Avere un'arma non fa che alimentare la violenza. A tutelarci dev'essere lo Stato che spesso lascia impuniti reati come questi». Parli di impunità e a due a due ti sfilano sotto il naso ragazzi e ragazze di quattordici, dodici, anche dieci anni che sciamano indisturbati tra la folla sfidando i sensi di marcia. Manco a dirlo, senza casco. Nel momento del dolore collettivo, però, il quartiere si chiude a riccio. «È uno schifo. Questa cosa non doveva capitare. La Pignasecca? Sicuramente ha dei problemi, ma è un posto tranquillo», risponde Mario Massa, 37 anni e un impiego all'Abc. Suo fratello Antonio, 33 anni fra qualche giorno fa le pulizie per la Asl Napoli 1. «Se bisogna andar via? No, a Napoli bisogna restare. Ma bisogna cambiare. Non capisco perché questo quartiere non ha intenzione di cambiare: c'è la mentalità del guadagno facile e alto, mentre bisognerebbe imparare un lavoro». Non a caso, più d'uno mette le mani avanti: «Però non parliamo di altro». E si capisce quell'«altro» è la cosa che in tanti immaginano e nessuno vuol dire.

Quel buon uomo dicono sia morto per la paura. Michele Madonna, parroco di Santa Maria di Montesanto ha chiamato a raccolta i cittadini di Montesanto in una fiaccolata che ha il sapore di un no corale all'omertà. «Non possiamo vivere con indifferenza ciò che è accaduto. Per questo, giovedì prossimo, 13 dicembre, dopo l'adorazione eucaristica ci vedremo in piazza Montesanto alle 21,30 per una fiaccolata che sarà guidata dai giovani della parrocchia per dire di no al male. Vi chiedo di essere presenti tutti, con le vostre famiglie e i vostri amici», scrive su Facebook il sacerdote, che al momento della tragedia stava celebrando come ogni giovedì sera l'adorazione eucaristica. «Era uscito fuori la chiesa come sempre per benedire passanti e abitanti. Quando è rientrato aveva una faccia pallida e ci ha detto che non avrebbe fatto suonare le campane», racconta Annalisa Mazzone, una fedele della chiesa.
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