Crollo a Torre Annunziata. ​Lavori killer al secondo piano: la verità dagli operai in nero

Martedì 11 Luglio 2017 di Gigi Di Fiore
Crollo a Torre Annunziata. Lavori killer al secondo piano: la verità dagli operai in nero

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Torre Annunziata. Nel suo ufficio, il procuratore capo Alessandro Pennasilico ha tenuto una serie di riunioni per pianificare tutti i passaggi della delicata inchiesta. Sul crollo mortale di Rampa Nunziante, costato la vita a ben otto persone distruggendo tre nuclei familiari, il fascicolo per disastro colposo e omicidio plurimo resta a carico di ignoti. Ma di sicuro vi saranno iscritti dei primi indagati, quando saranno nominati i consulenti tecnici. E c’è una ragione tecnico-procedurale: su quegli atti, eventuali sospettabili di qualsiasi attività collegabile al crollo avranno diritto a nominare i propri consulenti per rendere formalmente utilizzabile come prova una perizia che, molto probabilmente, sarà affidata sfruttando lo strumento procedurale dell’incidente probatorio dinanzi al gip. Ecco perché, prima di procedere con gli incarichi e con gli adempimenti per la perizia sull’edificio, i magistrati della Procura avranno la necessità di iscrivere nel registro i nomi di indagati, su cui poi sia la perizia sia le successive verifiche potranno sciogliere ogni dubbio. Un atto dovuto.
 



Nel frattempo, i carabinieri sono alla ricerca degli operai, almeno due i nomi in loro possesso, che avrebbero lavorato in nero nel terzo appartamento su cui si concentra l’attenzione delle fasi iniziali dell’inchiesta. Proprio sul lato dell’edificio rimasto in piedi, quello sulla Rampa Nunziante che poggia su una roccia lavica, erano in corso dei lavori di ristrutturazione interni agli appartamenti. Due, al primo e secondo piano esterni, con dichiarazione formale di apertura cantiere consegnata al Comune di Torre Annunziata. Il terzo, quello più avvolto nel mistero e su cui gli inquirenti hanno raccolto finora confidenze, lettere anonime e sospetti, in nero e con attività che si sarebbe intensificata nei giorni che hanno preceduto il crollo. È evidente che rintracciare gli operai sarebbe importante, per acquisire dichiarazioni ed elementi utili all’inchiesta e alle operazioni dei consulenti tecnici. Ma l’operazione non è semplice, anche perché non è certo che esista una ditta dichiarata che intervenne nell’appartamento, poi crollato, che poggiava sul secondo piano del lato Rampa Nunziante e sul terzo dall’altra parte. In serata i carabinieri sono arrivati ad almeno uno degli operai, un uomo di Torre Annunziata, che in queste ore potrebbe essere già sentito come testimone. Nel frattempo, gli inquirenti stanno approfondendo le notizie sugli atti delle compravendite dei tre famosi appartamenti. Due, secondo quanto affermato per iscritto dall’amministratore del condominio, l’avvocato Roberto Cuomo, sarebbero stati venduti nell’aprile del 2016. Il terzo, invece, appena due mesi fa.

Un pacchetto di immobili, acquistati in un’asta giudiziaria cui partecipò un gruppo di avvocati, assai conosciuti nella cittadina vesuviana. Professionisti che, attraverso la loro attività, avrebbero sempre notizie di prima mano sulle aste giudiziarie di immobili. Un gruppo di amici e colleghi affiatati. I tre immobili di Rampa Nunziante furono poi rivenduti a privati. E ha ricordato Mario De Camillis, mancato acquirente di uno degli appartamenti: «Lo vendevano un gruppo di professionisti, molto noti a Torre».

Sul terzo immobile, il preliminare di vendita non sarebbe stato ancora registrato. Eppure circolano i nomi dei contraenti, perché a Torre Annunziata pochi hanno voglia di raccontare ufficialmente ma tanti conoscono molte vicende. Così, venditrice sarebbe Rosanna Vitiello, moglie dell’avvocato Massimiliano Lafranco (socio di studio dell’amministratore del condominio crollato, Roberto Cuomo, proprietario dell’appartamento dove abitava la famiglia Guida). E sull’acquisto all’asta di appartamenti del condominio, proprio l’avvocato Cuomo aveva detto tre giorni fa: «Non mi risulta».

I carabinieri cercano di capire se esiste il preliminare di vendita del terzo appartamento di cui si parla. E si tratta di una fase investigativa ingarbugliata, dove ci sarebbero anche ragioni che giustificano la fretta: se esistono i due operai che hanno lavorato in nero, più passa il tempo più potrebbero «ricordare meno» i dettagli della loro attività.


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Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 15:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA