Giorgio Armani, il re, compie 86 anni. Visionario, geniale, Armani è uno degli ultimi portabandiera del made in Italy nel mondo con un'azienda che guida da ben 45 anni. Forbes lo classifica come il terzo uomo più ricco d'Italia con un patrimonio stimato nel 2020 attorno agli 11,2 miliardi di dollari.
Armani è un rivoluzionario che ha saputo reinventarsi e diversificarsi ogni volta. Anche durante la crisi globale che ha investito il mondo della moda con il Coronavirus. Nel febbraio 2020 durante la Milano Fashion Week, poco prima che il covid si diffondesse in Italia, è stato il primo marchio di moda a optare per una sfilata a porte chiuse trasmessa in streaming per tutelare la salute degli ospiti che sarebbero dovuti essere presenti, collezionando 11 milioni di visualizzazioni. E a marzo, nel pieno della pandemia, Armani decide di convertire tutti i suoi stabilimenti per produrre camici monouso da donare a medici e infermieri. Poi, poco dopo, annuncia un cambio di strategia per far fronte alla crisi economica postcovid: la produzione sarà ridotta, intesa nel numero di modelli disponibili, per alzare ulteriormente la qualità dei capi. Non solo. Annuncia anche il lancio di un servizio di sartoria on line per creare abiti personalizzati e si propone di spostare il centro nevralgico delle sue sfilate da Parigi a Milano, considerando che ve ne sarà un numero molto minore e l'azienda intende puntare sull'esclusività di questi eventi, anche se i primi si svolgeranno a porte chiuse.
Giorgio Armani nuovo Ambasciatore speciale del turismo responsabile, designato dall'Unwto
Lo stile La sua è la storia di un grande italiano.
Tre mesi fa, in piena pandemia, scrisse una lettera al Women’s Wear Daily, meglio conosciuta come WWD (la bibbia del fashion).Il testo recitava così: «Basta spettacolarizzazione, basta sprechi. Da tre settimane lavoro con i miei team affinché, usciti dal lockdown, le collezioni estive rimangano in boutique almeno fino ai primi di settembre, com’è naturale che sia. E così faremo da ora in poi. Questa crisi è anche una meravigliosa opportunità per ridare valore all’autenticità: basta con la moda come gioco di comunicazione, basta con le sfilate in giro per il mondo, al solo scopo di presentare idee blande. Basta intrattenere con spettacoli grandiosi che oggi si rivelano per quel che sono: inappropriati, e voglio dire anche volgari. Basta con le sfilate in tutto il mondo, fatte tramite i viaggi che inquinano. Basta con gli sprechi di denaro per gli show, sono solo pennellate di smalto apposte sopra il nulla. Il momento che stiamo attraversando è turbolento, ma ci offre la possibilità, unica davvero, di aggiustare quello che non va, di togliere il superfluo, di ritrovare una dimensione più umana…Questa è forse la più importante lezione di questa crisi». Un'altra lezione di re Giorgio.