Trump, la fatica di essere leader e di rispondere al cambiamento

Martedì 30 Maggio 2017
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Egregio direttore,
sul presidente Trump, fin dalla sua elezione, si sono sentiti pareri e giudizi molto diversificati. I commentatori più saggi propendevano per attendere e vedere il suo comportamento, in campo nazionale ed internazionale, prima di esprimere opinioni. Ad oggi qualche cosa si è visto: mancata stretta di mano alla Cancelliera Merkel, ospite alla Casa Bianca, discorso del premier Gentiloni al G7 di Taormina completamente ignorato, vistoso spintone al premier del Montenegro per apparire in prima fila nella foto ufficiale del summit. America first anche in scortesia ed arroganza ?

Vittorio De Marchi 
Albignasego (Pd)


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Caro lettore, 
Trump usa a volte, anche in autorevoli consessi internazionali, toni un po sopra le righe e si distingue per atteggiamenti che ignorano non solo le regole del protocollo, ma anche quelle della cortesia istituzionale. Questi però sono tratti che, volutamente o meno, fanno parte del personaggio anti-sistema su cui poggiano anche gran parte delle fortune elettorali di The Donald. 
In ogni caso non mi sembra che siano questi i veri problemi della presidenza Trump. Un capo degli Stati Uniti d'America si giudica su un arco di tempo necessariamente più ampio di quello finora trascorso dalla sua elezione, tuttavia c'è un elemento che già sin d'ora emerge con una certa chiarezza nella presidenza Trump: arrivato alla casa Bianca sull'onda di una dirompente domanda di nuovo, suscitando grandi passioni e grandi tensioni, il presidente Usa fatica anche nel suo Paese a imporsi come leader, come condottiero carismatico e riconosciuto, anche se osteggiato. Finora Trump non è riuscito a dare sostanza politica alle speranze anti-sistema che lo hanno trionfalmente condotto dentro la Stanza Ovale. Aspetti esteriori a parte, si sta rivelando un presidente assai più normale di quanto ci si potesse attendere o temere. In questi giorni cadono i 100 anni dalla nascita di John Fitzgerald Kennedy. Trump, anche sul piano estetico, ne è per molti aspetti l'antitesi, l'esatto opposto. È il volto di un'altra America e anche di un'America che voleva disfarsi definitivamente degli epigoni e dei residui del kennedysmo rivisto e corretto. Ma Kennedy, la cui presidenza non fu certo esente da errori anche gravi, seppe dare volto, immagini e parole alla domanda di cambiamento che lo aveva portato alla Casa Bianca. Trump finora no. 
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