Primarie,messa in discussione
l'esistenza stessa dei partiti

Mercoledì 10 Febbraio 2016
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Caro Direttore,
qualche riflessione sulle primarie del Pd a Milano. Non sono andate male come in altri casi ma è evidente che sono state vinte dalla minoranza dei votanti. Converrebbe lasciar perdere il sistema della "preferenza secca" (quella che porta a vincere anche un candidato con il 42%), passando piuttosto al metodo della "preferenza plurima e graduata" con il quale ogni votante metterebbe in fila, con un punteggio diverso, le proprie preferenze su tutti i candidati (o su un certo numero prefissato di essi); vincerebbe così il candidato che effettivamente sarebbe mediamente più gradito. La maggiore articolazione delle scelte possibili non sarebbe che un rafforzamento degli spazi reali di democrazia. Potrebbe dare diversi effetti positivi: più concorrenti, anche meno alternativi, maggiore consapevolezza e forse anche partecipazione degli elettori che avrebbero più spazi di scelta e infine esso darebbe minor peso ai meccanismi di selezione a monte.

Marco Zanetti

Venezia

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Caro lettore,
credo che il vero problema delle primarie prima che tecnico sia politico. Oggi c'è un eccessivo ricorso a questo strumento, quasi per carica elettiva. Le primarie hanno un senso se si tratta di individuare il candidato premier di un Paese, che deve fare sintesi di realtà e interessi geopolitici anche molto diversi.
Sono assai meno comprensibili ed efficaci nel caso di candidati sindaci o addirittura di aspiranti parlamentari. Non a caso spesso i risultati delle primarie si rivelano controproducenti per il partito e la coalizione che li ha promossi perché fanno vincere candidati che alla prova dei fatti si rivelano poi elettoralmente deboli e incapaci di andare oltre il perimetro della loro area politica o di rappresentare interessi più vasti. Nel caso di Milano, per esempio, Sala ha vinto ma i due candidati più a sinistra, che inizialmente dovevano essere alleati, insieme hanno ottenuto un numero di voti superiore al suo e questo pone un problema politico non lieve in vista dello scontro elettorale. C'e poi un altro elemento da considerare. Lei ha ragione quando accenna alla debolezza dei partiti, ma viene da chiedersi che senso ha l'esistenza stessa dei partiti politici se ad essi, anche a livello locale, viene negata, attraverso le primarie, anche la funzione di selezionare la classe dirigente e gli amministratori.
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