Il limite del bipolarismo (e del "campo largo") è che ci si allea per battere l'avversario, non per realizzare un programma

Domenica 10 Marzo 2024
Elezioni

Buongiorno Direttore,
a caccia di nomi accattivanti, a sinistra si sono inventati il termine "Campo Largo" che tradotto in italiano significa grande ammucchiata con il solo proposito di battere le "destre". Nel campo avverso il comportamento è simile, anche se non lo hanno battezzato con un neologismo così esaltante, con la stessa motivazione: battere le "sinistre". E la cosa ci può anche stare se lo scopo è governare. Invece no, l'obiettivo è impedire agli altri stare al governo sapendo che loro non potranno governare nel vero senso del termine. L'esempio sardo dovrebbe essere illuminante. Si sono contese la Regione due ammucchiate, una di 10 liste a sostegno della Todde tra i quali PD e M5S+8 "liberi pensatori" ed una di 9 a favore di Truzzu, in questo caso FdI, FI, Lega+6. Il voto disgiunto li punirà. Nelle elezioni in Abruzzo la strategia si ripete e PD e M5S trovano 4 compagni di ventura per far eleggere D'Amico, in campo opposto FdI, FI e Lega ne trovano 3 a sostegno di Marsilio. Già un governo a 3, come quello nazionale, è difficile da gestire figuriamoci uno a 10, dove i "veri" partiti non hanno nemmeno la maggioranza. Ma si, l'importante e poter dire abbiamo vinto! Il resto non conta.


Claudio Gera


Caro lettore,
direi che la sua analisi, per quanto piuttosto colorita, contiene molte verità.

Uno dei grandi limiti dell'assai imperfetto bipolarismo italiano è proprio questo: ci si allea per battere gli altri e non per poter concretizzare un proprio comune programma una volta conquistati i voti per governare. In questo momento ciò è particolarmente evidente nel centrosinistra. La vittoria in Sardegna della neo governatrice Todde, per quanto risicata nei numeri, ha rilanciato il cosiddetto "campo largo", formula che ha avuto sinora alterne fortune, ma che ora sembra essere ritornata la stella polare dello schieramento di centrosinistra: un'alleanza che riunisce tutti dal Pd a M5s passando per Verdi e possibilmente anche per Calenda e che si vorrebbe candidata a guidare anche il governo nazionale in alternativa alla coalizione di centrodestra che vive anch'essa non poche fibrillazioni al proprio interno. Ciò che sorprende nel dibattito che si è sviluppato su questo tema è però la disinvolta noncuranza con cui si evita di affrontare alcuni temi particolarmente delicati di un futuro programma di governo " a campo largo". Per esempio l'invio delle armi all'Ucraina che vede Pd e M5S pensarla in modo diametralmente opposto. O la scelta tra Biden e Trump, con il Pd che tifa per l'attuale presidente e il leader di M5s Giuseppe Conte che non prende posizione e sembra piuttosto propendere per il candidato repubblicano con cui del resto, quando era premier, riuscì ad instaurare ottimi rapporti. Per non parlare di taluni temi economici o di quelli della giustizia dove le distanze tra alcuni dei partiti che dovrebbero far parte del "campo largo" sono lontanissime e difficilmente compatibili. Eppure sembra che tutto questo conti poco o nulla. Si preferisce non parlarne, discettare di leadership futuribili (gli uomini di Conte hanno già messo in chiaro che il capo di M5S aspirerebbe ad essere lui il candidato premier di un possibile campo largo) o rifugiarsi in comode formule del tipo "Valorizziamo ciò che ci unisce". Già ma come la storia insegna a far cadere i governi è poi quello che divide. E il centrosinistra dovrebbe saperlo bene.

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