Caro sindaco, politica e giornali hanno ruoli diversi. Non servono i tavoli per difendere la democrazia

Sabato 3 Marzo 2018
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Caro direttore, 
ho letto la sua risposta di martedì in cui mi chiama in causa, insieme ad altri sindaci. Lei ha ragione, è vero: la Costituzione è nata dall'antifascismo, collante di diverse forze vive della nostra comunità. Nel nostro ordinamento ogni richiamo al fascismo, al nazismo è reato, limite invalicabile nella pur costituzionale libertà di espressione. 
Lei ha anche ragione nel ritenere che la violenza come strumento di lotta politica è al di fuori di ogni sano dibattito civile. La libertà di parola è sacrosanta e il nostro provvedimento non fa altro che richiamare quanto previsto dalla Costituzione: impegna i cittadini, nelle loro libere espressioni civili, a rispettare il dettato costituzionale. Rispondo alla sua lettera con una proposta: mettiamo insieme un gruppo di lavoro per capire come questo percorso di garanzia e del rispetto dei valori della nostra democrazia si possa fare insieme tra istituzioni locali e mass media. Rendiamo la nostra azione congiunta e non distinta. Diamo vita a un tavolo di lavoro e discussione, insieme. Sarebbe bello lo guidasse e proponesse lei in forza dell'indubbia credibilità e autorevolezza di cui gode nell'opinione pubblica.


Giovanni Manildo
Sindaco di Treviso


Caro sindaco, 
la ringrazio per le sue parole, ma temo di non godere di quella credibilità e autorevolezza che lei troppo benevolmente mi accredita. Sono però certo di una cosa: nutro un'istintiva allergia per i tavoli, eccezion fatta per quelli dei buoni ristoranti. Quindi non sarei la persona più indicata per guidare quello che lei vorrebbe istituire. Ma soprattutto non mi convince il presupposto da cui lei parte. Io ritengo che giornali e politica debbano essere e restare distinti. E che questo rappresenti uno dei pilastri della società aperta. La politica ha il compito di applicare la democrazia, di garantirne l'efficienza e la funzionalità. I giornali hanno il compito di controllare che ciò accada. Abbiamo ruoli diversi e, proprio nell'interesse della democrazia, è bene mantenerli, rifuggendo da tentazioni consociative. Non voglio comunque sfuggire al confronto: se è d'accordo, dopo le elezioni, sarò lieto di dibattere pubblicamente con lei su questi temi e sullo stato di salute della nostra democrazia.
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