Pietro Grasso non aveva alcun potere sui vitalizi ma da figura super partes si è trasformato in capo partito

Mercoledì 28 Febbraio 2018
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Caro Direttore, 
molto si è parlato dell'abolizione dei vitalizi dei parlamentari ma, come era facilmente prevedibile, non se ne è fatto nulla: la legge approvata alla Camera è stata ferma al Senato sino alla fine della legislatura che, come una pietra tombale, ne ha bloccato l'iter di approvazione. Le sarò molto grato se lei potesse confermare quanto io ricordo perché, se io ricordassi giusto, il presidente del Senato Pietro Grasso (ora leader di LeU), si sarebbe comportato già da tempo, con la scelta di non usare questa prerogativa propria della sua funzione, come un uomo di parte. L'eliminazione dei vitalizi lo avrebbe infatti portato a compiere una scelta che avrebbe scontentato i colleghi onorevoli. Quindi non era proprio da farsi in vista della sua discesa in campo, che lui avrebbe maturato già da tanto tempo, al fine di guadagnarsi i favori degli on. Bersani e D'Alema e dar contro ancora una volta al tanto avversato Renzi. 


Renzo Turato
Padova


Caro lettore, 
non esageriamo: il presidente del Senato è la seconda carica dello Stato, ma tra le sue prerogative non rientra la possibilità di abrogare i vitalizi dei senatori della Repubblica. Nè ovviamente di modificarli. Una decisione del genere deve essere decisa da una legge del Parlamento. In realtà, sul finire della legislatura, Pietro Grasso è stato accusato dal Pd di non aver agevolato la discussione di una legge, a firma di un parlamentare democratico, che riformava appunto i vitalizi. Ma si trattava già di schermaglie elettorali, giacchè Grasso aveva fatto la sua scelta di campo schierandosi con Bersani e compagni. I vitalizi c'entravano poco o nulla. Il problema era ed è un altro: Grasso, da presidente del Senato e quindi da figura istituzionale, ha deciso di assumere la leadership di Liberi e Uguali senza rinunciare alla carica di presidente del Senato. Da un giorno con l'altro si è trasformato da figura neutrale e super partes in capo di partito. La sua sensibilità non gli ha suggerito di fare alcun passo indietro o, almeno, di lato. Ha preferito tenersi stretto il prestigioso incarico per giocarselo anche in campagna elettorale. Una scelta che dovranno giudicare gli elettori.
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