La frattura del Pd apre le porte a una nuova stagione. Da disegnare

Martedì 28 Febbraio 2017
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Caro direttore, 
la causa dell'uscita della minoranza Pd è da attribuire in primis a D'Alema. Persona rancorosa e invidiosa, seguito dagli altri senza un chiaro programma, ma solo al fine di abbattere l'odiato Renzi. Avevano la possibilità di fare riforme alla grande, invece la loro più grande preoccupazione è stata la cacciata del segretario. Si potrà dire di tutto contro l'ex, ma mi sembra che abbia fatto ogni cosa per scongiurare la scissione. Ha indetto il congresso, si è dimesso, cos'altro doveva fare? In democrazia fino a prova contraria comanda la maggioranza. Loro, (speranzosi e compagni) si devono adeguare. In democrazia, cari dissidenti, è la maggioranza che detta le regole, ascolta tutti e poi decide. Dove si è mai visto, nelle democrazie moderne che la minoranza detti le regole? Solo qui in Italia succede, le sembra giusto, caro direttore un simile modo di pensare e gestire un partito e di conseguenza un Governo?


Fernando Vischi
Mira (Ve)


Caro lettore,
una certa sinistra italiana ha sempre ritenuto di rappresentare, meglio e più di altri, il bene e il giusto. Si è storicamente considerata la depositaria dei valori migliori, indipendentemente da ciò che ne pensassero i cittadini-elettori. Quindi non mi sorprende ciò che accade nel Pd. Penso però che la scissione avvenuta nel Pd non sia semplicemente la conseguenza di personalismi, invidie e rancori. Certo, anche questi aspetti hanno avuto una grande importanza, dall'una e dall'altra parte. Ma la scissione è innanzitutto la conseguenza di un processo politico che ha sancito la crisi, credo ormai irreversibile, del Pd per come era stato immaginato alla sua nascita. L'idea del partito progressista a vocazione maggioritaria capace di raccogliere esperienze politiche diverse, dagli ex Pci ai cattolici passando per i neo-liberali, e di far sintesi tra di loro, non regge più. La frantumazione che il partito sta vivendo è la conseguenza di questo: le posizioni di Renzi e quelle degli scissionisti non erano semplicemente diverse, erano inconciliabili. La frattura che si è determinata va oltre le categorie della minoranza e della maggioranza. Segna la fine di un ciclo politico. E apre le porte a una nuova stagione. Tutta però da disegnare.
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