Il no alla Tav è una scelta grave e sbagliata. Segnale di arretramento, non di cambiamento

Domenica 20 Maggio 2018
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Caro Direttore,
la grave patologia del Belpaese è in grande misura determinata dalla manifesta incompetenza della classe politica, con poche isolate eccezioni. E con addetti ai lavori senz'arte né parte, la buona politica si mortifica per cedere il posto al trionfo dell'incompetenza. Non sono spiegabili in altro modo decenni di promesse mirabolanti senza seguito. Né la crisi che stiamo attraversando può costituire un alibi a difesa, se in tutto questo tempo i nostri rappresentanti hanno preferito il consueto dibattito politico inconcludente, trascurando le vere cause dell'esiziale deriva. Il mondo col libero scambio dei prodotti ha subito una rivoluzione planetaria, mentre la politica nostrale è rimasta ostinatamente ferma ai giochi di potere, perdendo di vista le impetuose emergenze che ne sono susseguite fino a renderle irreversibili. Per giunta, con le elezioni del 4 marzo scorso, il popolo sovrano anziché applicare il buonsenso dirottando il proprio consenso laddove non si promettevano mari e monti, ma tagli alle imposte per mettere in moto il paese, ha privilegiato un movimento privo di ogni attrezzatura per fornire quello che le forze produttive domandano per poter investire ed espandersi. Addirittura con la promessa in controtendenza di annullare tutte le grandi opere in corso. In un frangente produttivo, dove assistiamo impotenti alla giornaliera cessione di aziende di prestigio a prezzi di saldo alla concorrenza straniera. Nell'indifferenza politica costantemente impegnata a contestarsi il potere, mentre il paese sta sbriciolandosi nel settore che dovrebbe far impensierire essendo la nostra sopravvivenza strettamente subordinata. Ancor più stupisce Salvini, orientato a trovare ad ogni costo un compromesso col M5s per formare un governo, quando le differenze sostanziali di visione politica convergono su alcuni punti marginali e ininfluenti. Mala tempora currunt, sed peiora parantur.


Renzo Nalon
Dolo (Venezia)


Caro lettore,
temo che addebitare ogni responsabilità alla classe politica sia un po' riduttivo. L'Italia ha un problema più generale di classe dirigente che, con non molte eccezioni, fa fatica ad avere una statura internazionale e non riesce a esprimere strategie di lungo termine. Detto ciò, le sue perplessità su ciò che sta accadendo in queste settimane credo siano condivise da molti cittadini. Si fa fatica a capire quale sia il progetto di governo e di cambiamento di cui si fa portatrice la nascente maggioranza. E tra i numerosi impegni ce ne sono alcuni che non solo suscitano più di qualche perplessità ma legittimano serie preoccupazioni. Primo fra tutti la retromarcia sulla Tav. Scelta insensata sul piano economico e deleteria sul piano politico. Il nostro Paese ha bisogno di infrastrutture moderne ed efficienti. Ha pagato già un prezzo troppo alto alle politiche del no e alle minoranze rumorose. Il no alla Tav sarebbe una scelta grave e sbagliata. Un segnale di arretramento, non di cambiamento.
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