Il disastro della Nazionale specchio di un Paese che sta perdendo tutte le sue certezze

Mercoledì 15 Novembre 2017
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Egregio direttore, 
mi permetta solo poche parole: dopo la conclusione della fallimentare partita con la Svezia mi sono vergognato. È vero: era una partita di calcio. Ma in palio c'era qualcosa di più che la partecipazione a un Mondiale: c'era l'immagine, il prestigio e anche la dignità di un Paese. Non è bastato per vincere contro la modesta squadra scandinava. Speriamo che almeno qualcuno se ne assuma la responsabilità.


Angelo Pavanello
Venezia


Caro lettore,
Giovanni Trapattoni, dopo una partita conclusasi con un risultato particolarmente negativo e imprevisto, disarmò la critica spiegando che «il pallone è una gran bella cosa, ma bisogna sempre ricordare che è pieno d'aria». Insomma, attenti a non prenderlo (e prendersi) troppo sul serio. Tuttavia, c'è poco da fare: l'assenza ai prossimi Mondiali di calcio è, per moltissimi italiani, un evento choccante e inaccettabile. E lo è anche il fatto che primi responsabili di questa disfatta, il commissario tecnico Ventura e il presidente della Federazione Tavecchio, non abbiano ritenuto opportuno rassegnare subito le dimissioni. Ma temo che questa eliminazione, inattesa e umiliante, abbia un significato che va oltre i campi di calcio e sia, per molti aspetti, lo specchio del nostro Paese: una nazione dove molte certezze stanno andando in frantumi e che ha un drammatico bisogno di ripensare se stesso. Nel calcio, ma non solo. I paralleli rischiano sempre di essere azzardati e impropri. Ma proviamo a pensare allo sconcertante spettacolo che si sta consumando in queste settimane non a San Siro ma in un palazzo della Capitale dove si riunisce la Commissione di indagine sui crack bancari. Lì abbiamo visto sgretolarsi l'autorevolezza di due santuari del sistema Italia: l'intoccabile Banca d'Italia e la severa Consob. Di fronte al dramma di 200mila soci-risparmiatori delle popolari venete e di due banche fallite, le due istituzioni, come mai era accaduto, hanno giocato a scaricabarile, dandosele di santa ragione e accusandosi a vicenda per mancati controlli e scarsa vigilanza. Ne sono uscite entrambe sconfitte e hanno inferto colpi terribili alla loro autorevolezza. Ma anche in questo caso nessuno ha sentito il dovere di farsi di lato o da parte. Come la Nazionale di calcio, anche Bankitalia e Consob hanno sbagliato laddove non dovevano e non potevano sbagliare. Con una differenza: tra 4 anni agli azzurri del pallone sarà concesso rifarsi e riuscire a qualificarsi ai prossimi Campionati del mondo. Per Bankitalia e Consob recuperare la credibilità perduta sarà più lungo e difficile.
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