La strada da seguire contro le ludopatie non è il proibizionismo ma l'educazione

Martedì 4 Settembre 2018
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Egregio Direttore,
nella mia attività, trovo sempre più spesso persone, anche ex ricchi, che devo aiutare perché diventati poveri, grazie ai giochi d'azzardo. Ecco perché mi sono ritrovato l'altro ieri veramente basito per una pagina intera dedicata ad una vincita importante alla Giudecca, a Venezia. Penso che il Suo giornale abbia fatto molta più pubblicità ai giochi con quell'articolo, che tutta la tv messa assieme. Non vi siete creati questo problema? Non vi rendete conto che l'emulazione e la ricerca della vincita facile porterà ad un aumento delle giocate? È come se aveste fatto una pagina intera su un suicidio, magari anche spiegando la facilità sul come farlo. Credo che un po' di etica non guasterebbe; non c'è alcuna invidia nella vincita, ci mancherebbe, tanto lui i soldi se li tiene, ma quanti sono quelli che giocano e perdono tutto?
Con immutata stima.

Gianfranco Bastianello
Venezia


Caro lettore,
i giornali hanno il compito e l'ambizione di dare notizie, non di redimere l'umanità. Ma mi chiedo perché dovrebbe essere poco etico scrivere di vincite particolarmente importanti o fortunate? Non stiamo parlando di attività illegali, anzi lo Stato incassa fiori di miliardi su concorsi e riffe varie. Se valesse il suo ragionamento non dovremmo parlare neppure di velocità delle auto o di buoni vini. Anche questo potrebbe essere infatti considerato un incentivo a comportamenti pericolosi. Personalmente non ho mai comprato neppure una schedina al Totocalcio, ma non mi sembra riprovevole che qualcuno lo faccia, né che tenti la fortuna acquistando un Gratta e vinci o, come ha fatto il nostro anonimo giocatore della Giudecca, una scheda del Miliardario. Naturalmente so bene che esistono persone dipendenti dal gioco o che hanno dilapidato fortune in scommesse. Anche per questo esistono leggi e norme che disciplinano la materia. Ma anche per il gioco vale un principio: non è la cosa in sé che è giusta o sbagliata, ma è l'uso che se ne fa. E la strada da seguire non è il proibizionismo o un ipotetico stato etico, ma l'educazione a comportamenti responsabili. 
Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 15:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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