La morte di dj Fabo, superata l'emozione non si può dimenticare

Mercoledì 1 Marzo 2017
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Caro direttore,
di fronte alla morte in Svizzera di dj Fabo sarebbero necessari compassione e rispetto assoluti per una vicenda dolorosissima, evitando strumentalizzazioni ideologiche come sempre accade, purtroppo, in situazioni analoghe.
È una cosa delicata, la sofferenza, ed è difficile parlarne con verità. Di mezzo ci sono persone, sensibilità, emozioni e sentimenti da rispettare. Le persone toccate dal dolore imbarazzano e destabilizzano, ci spaventano. Anche a me è successo di non avere parole di fronte allo strazio, di tacere e abbassare lo sguardo davanti a qualcuno colpito da un lutto o da una grave malattia. È normale, è istintivo girare lo sguardo di fronte alla visione dolorosa di un bimbo sulla sedia a rotelle.
È scontato, davanti ai famigliari in lutto, nascondersi dietro il vocabolario di circostanza. Entrare nella vita di una persona che soffre significa entrare in una dimensione che ci sfugge nella quasi totalità. La sofferenza è e resta un mistero. Per questo per entrare nel mondo del dolore occorre avere rispetto, come quando si entra in un tempio, in un sacrario, in una cattedrale, ammettendo di non capire che la nostra vita è composta da aspetti che non riusciamo a conoscere fino in fondo, che porta con sé un di più che non trova risposta.
Renzo Bulbarella
Torreglia (Pd)

Caro lettore,
è difficile non condividere le sue parole. Ma la tristissima vicenda di dj Fabo ci pone di fronte ad alcuni quesiti drammatici a cui però non possiamo evitare di dare una risposta: un uomo quale diritto ha di decidere se e quando la sua vita deve cessare? 
C'è una condizio
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