Caro Direttore,
la Fed tiene invariati i tassi. Dice la presidente Janet Yellen: «Le incertezze derivanti dalla instabilità della Cina e dei Paesi emergenti, consigliano di non aumentare i tassi per non mettere in pericolo la ripresa americana». Chiede Lorenzo Bini Smaghi, membro del board della Banca centrale europea: «Il rinvio non deprimerà la ripresa in atto in Europa?». «Europe who?», risponde la Yellen.
Enzo Fuso
Lendinara (Ro)
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Caro lettore,
la sua ironia fotografa l'attuale schizofrenia dello scenario economico internazionale di cui l'Europa, è bene ricordarlo, non è un comprimario, ma un protagonista. Oggi c'è una parte del mondo, il nostro, che, dopo una lunga crisi, coglie i primi segnali di ripresa e si attiva per riuscire a consolidarla. Dall'altro lato ci sono Paesi cresciuti vertiginosamente in questi anni, la Cina innanzitutto ma anche il Brasile, che invece non sembrano in grado di mantenere i ritmi di sviluppo del recente passato né tantomeno quelli attesi per il futuro. Di fronte a una situazione così ambigua, gli Stati Uniti hanno scelto di inviare un segnale di prudenza, non un altolà ma un messaggio di sano realismo di cui i Paesi europei non potranno non tenere conto. La realtà che la decisione della Federal Reserve di non alzare i tassi ci mostra è chiara: la tanto attesa ripresa è in atto ma non ha (ancora?) la solidità necessaria, va accompagnata e sostenuta con determinazione e coraggio. Quelli che alla Ue e a molti governi sono mancati in questi anni.
Ultimo aggiornamento: 14:20
la Fed tiene invariati i tassi. Dice la presidente Janet Yellen: «Le incertezze derivanti dalla instabilità della Cina e dei Paesi emergenti, consigliano di non aumentare i tassi per non mettere in pericolo la ripresa americana». Chiede Lorenzo Bini Smaghi, membro del board della Banca centrale europea: «Il rinvio non deprimerà la ripresa in atto in Europa?». «Europe who?», risponde la Yellen.
Enzo Fuso
Lendinara (Ro)
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Caro lettore,
la sua ironia fotografa l'attuale schizofrenia dello scenario economico internazionale di cui l'Europa, è bene ricordarlo, non è un comprimario, ma un protagonista. Oggi c'è una parte del mondo, il nostro, che, dopo una lunga crisi, coglie i primi segnali di ripresa e si attiva per riuscire a consolidarla. Dall'altro lato ci sono Paesi cresciuti vertiginosamente in questi anni, la Cina innanzitutto ma anche il Brasile, che invece non sembrano in grado di mantenere i ritmi di sviluppo del recente passato né tantomeno quelli attesi per il futuro. Di fronte a una situazione così ambigua, gli Stati Uniti hanno scelto di inviare un segnale di prudenza, non un altolà ma un messaggio di sano realismo di cui i Paesi europei non potranno non tenere conto. La realtà che la decisione della Federal Reserve di non alzare i tassi ci mostra è chiara: la tanto attesa ripresa è in atto ma non ha (ancora?) la solidità necessaria, va accompagnata e sostenuta con determinazione e coraggio. Quelli che alla Ue e a molti governi sono mancati in questi anni.