Il problema del Pd non è il segretario, ma un'identità chiara e forte: che non c'è e non sarà facile da trovare

Mercoledì 21 Novembre 2018
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Gentile direttore, 
ho letto l'articolo sul Pd di Alessandro Campi in cui fa riferimento in particolare modo a tre candidati quali Zingaretti, Martina e Minniti, che provengono tutti da una sinistra che faceva capo all'ex Pci. Una volta scelto il candidato questi dovrebbe cercare di recuperare quell'elettorato di sinistra che sembra sia trasmigrato in altre parrocchie. Personalmente, pur non essendo un gran politologo, ritengo che soffermarsi sul concetto di sinistra come del resto destra o altro sia tempo sprecato. I cittadini sono alla ricerca di soggetti politici indipendentemente dalla loro provenienza che risolvano i problemi in cui si imbattono quotidianamente e non sono pochi; logico che il riferimento ad una certa provenienza politica può favorire il rilancio del Pd ma poi se non metti in campo delle vere e proprie politiche progressiste resti al palo. Non devi copiare Salvini ma proporre qualcosa di diverso che però affronti i problemi cercando di risolverli. Chiudo con una riflessione: la scelta di un condottiero si fa sulla sua capacità di affrontare e quindi risolvere i problemi del quotidiano.

Giuliano R.
Padova

Caro lettore, 
l'impressione è che oggi nel Pd ci siano più candidati (8) che programmi e ascoltando i numerosi aspiranti segretari si fa fatica a cogliere profonde differenze tra l'uno e l'altro. A Zingaretti viene attribuita una certa disponibilità verso M5s; l'ex ministro degli Interni Minniti ha un occhio più attento ai temi della sicurezza; l'ex segretario Martina è il più ecumenico e indecifrabile, temo anche a se stesso. Ma il vero problema è un altro. Il fatto è che al Pd oggi manca una chiara e forte identità che possa consentirgli di capitalizzare in termini di consenso le difficoltà e le divisioni dell'attuale governo. Non è chiaro chi sia e dove voglia andare. Anche per questo da una larga parte dell'elettorato, soprattutto popolare, non è percepito come un' alternativa. Attrae un voto di testimonianza, ma sempre meno un voto di opinione. La stagione che vive la nostra democrazia vede del resto convivere dentro il governo, maggioranza e opposizione. Gli altri partiti hanno un ruolo da comprimari se non residuale. Chi oggi è contro Salvini è più probabile che veda nei 5Stelle il suo più efficace contraltare. All'opposto, chi osteggia M5s, vede nella Lega il soggetto politico meglio attrezzato per fermare i grillini. Il Pd deve spezzare questo bipolarismo governativo se vuole avere un ruolo e una prospettiva. La sensazione è che il cammino non sarà né breve né facile né dall'esito scontato. 

    
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