Inutile paventare l'avvento del fascismo: la sinistra faccia uno sforzo di autocritica

Giovedì 30 Agosto 2018
Egregio direttore,
sembra di rivivere un pezzo del nostro passato, allorché un capo di governo, petto in fuori e mani sui fianchi, blaterava da un balcone intenzioni bellicose, del tipo spezzeremo le reni alla Grecia e oggi stesso ho consegnato nelle mani dell'ambasciatore la dichiarazione di guerra, suscitando tripudio e acclamazione generale da una piazza invasa da una folla, rapita da ogni parola pendente dalle sue labbra. Come andò a finire, lo sappiamo. Lo scenario odierno potrebbe non discostarsi di molto. Abbiamo un leader di un partito pronto a sfidare Europa, avversari e parte degli stessi alleati di governo, nonché chiunque osi pararglisi contro. Magistratura compresa. Per molti costui sembra rappresentare l'eroe nazionale, al quale affidarsi incondizionatamente. Potrebbe succedere che, vista la mala parata o convenienza, persone rappresentative delle Istituzioni preferiscano farsi da parte, lasciandolo fare.

Lo stesso M5S, dopo un non impossibile, nuovo turno elettorale, potrebbe ritrovarsi fagogitato, soffocato da una dialettica ancora più scaltra ed incisiva della sua. Avremo in indesiderata dote un partito unico a comandarci con modi sobri e sbrigativi, a fronte del lento farraginoso processo, cosiddetto democratico, mai esistito realmente, dacché fu scritta la Costituzione. Dovesse verificarsi l'arrendevolezza di un altro Emanuele III, costretto ad affidare al dittatore marciante su Roma le sorti di un' Italia povera e desiderosa di rivincite, non mancherebbe il parallelo storico di quella con questa Italia attuale, più ricca ma scontenta, frustrata da anni di esorbitanti tasse, privilegi e corruzione. Preoccupa il crescente pronunciamento di un nome, quale fosse quello del nuovo Messia. Così la sua cavalcata costante, complice perfino chi finora lo ha avversato, quale concorrente all'interno della propria area politica. Al momento non si vedono frapporsi efficaci paletti alla scelta una rotta sbagliata, al rischio di sviluppi prevedibilmente nefasti.
Aldo Martorano
Venezia

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Caro lettore,
è davvero sorprendente questa attitudine tutta italiana a rievocare il fascismo o paventare l'avvento di un nuovo Duce, non appena sullo scenario politico appare un leader o un esponente di governo deciso a far valere le proprie ragioni e, va sottolineato, ad attuare ciò che ha promesso in campagna elettorale e per cui è stato votato. Sembra che una parte dell'opinione pubblica non disponga di altri strumenti di analisi o altre capacità di lettura degli eventi. Con Matteo Salvini si può essere o meno d'accordo, ma non credo proprio che abbia velleità o istinti dittatoriali o anti-democratici. Occupa il ruolo di vice-premier perché i cittadini lo hanno votato. Se alle prossime elezioni il suo suo consenso si ridurrà, sarò costretto a farsi da parte. Piuttosto che paventare l'avvento di un inverosimile nuovo partito unico, sarebbe bene interrogarsi sulle ragioni e i motivi che hanno fatta crescere tanta esasperazione e tanto rancore nel Paese. E domandarsi quanto sbagliate, evidentemente, sono state le risposte che negli anni scorsi la politica ha saputo dare. Ma far questo impone uno sforzo autocritico e un riconoscimento di errori che in tanti non sono disposti a fare. Molto meglio, soprattutto molto più facile, gridare al nuovo fascismo.
Ultimo aggiornamento: 14 Settembre, 21:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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