Legge elettorale, tornano in primo piano le alleanze

Giovedì 26 Gennaio 2017
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Carissimo direttore,
finalmente la Corte Costituzionale ha ristabilito la legalità democratica emendando il così detto Italicum in senso chiaramente maggioritario. Questo chiarisce due punti importanti per il funzionamento della nostra democrazia: chi vince ha il diritto-dovere di governare; i Parlamentari devono essere scelti dai cittadini e non indicati dai leaders di partito. Orbene anche se questa sentenza potrebbe essere applicata immediatamente ritengo sarebbe opportuno che il Parlamento, accogliendone lo spirito, ne migliorasse la forma ripristinando i collegi uninominali. Collegi aboliti con un colpo di mano dal centrodestra sostituendoli con l'assurdo Porcellum (mai nome fu più eloquente per descrivere una legge) infischiandosene completamente di ben due referendum consecutivi che indicavano chiaramente lo sbocco maggioritario come approdo finale della nostra democrazia parlamentare.

I collegi infatti sono il compromesso ideale far rappresentanza, governabilità e buon senso. La rappresentanza è data dal fatto che si può formare una coalizione e candidare gli esponenti dei partiti che costituiscono la medesima nei vari collegi oppure si può scegliere di correre con un solo partito in tutti i collegi. La governabilità è assicurata poichè alla fine chi arriva primo in un collegio vince e gli altri competitori rimangono a casa. Il buon senso si esprime nella condizione del vincitore che è tale in un area ristretta del Paese e non su tutto il territorio nazionale come stabilito dal Porcellum e dallo stesso Italicum per quanto emendato. Speriamo solo che il Parlamento migliori veramente questa sentenza pensando al bene dell'Italia e non ai soliti interessi di questo o quel partito. Sempre che sperare abbia ancora senso...

Martini Lorenzo
Stanghella (Pd) 


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Caro lettore,
la sentenza della Corte cancella quell'obbrobrio giuridico e politico rappresentato dal ballottaggio ma rende possibile il voto immediato con un sistema sostanzialmente proporzionale che prevede un premio di maggioranza alla forza politica che raggiunge l'elevata quota del 40 per cento dei voti degli italiani. Vedremo come reagirà la classe politica, cioè se si limiterà a prendere atto di questa sentenza o se troverà la forza di elaborare ed approvare una compiuta riforma elettorale.
Ma due considerazioni si possono già fare. La prima: ancora una volta la politica italiana si è rivelata incapace di decidere ed ha affidato a un organo giudiziario il compito di togliere le castagne del fuoco: un ennesimo e negativo esempio di supplenza che non contribuisce certo alla credibilità della politica. 
La seconda è che questa sentenza e il meccanismo elettorale che ne deriva cancella le ambizioni maggioritarie e riporta in primo piano il tema delle alleanze: nessuna delle forze politiche sembra infatti oggi in grado di raggiungere il 40 per cento dei voti necessario per ottenere il premio di maggioranza e quindi per governare. Quindi partiti e movimenti dovranno trovare, prima o dopo il voto, accordi e intese per comporre in Parlamento una maggioranza di governo. E non è detto che questo sia un fatto del tutto negativo 
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