Il fallimento delle Popolari e della classe dirigente veneta

Mercoledì 21 Giugno 2017
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Caro Direttore
alla fine il sogno di fondere Popolare Vicentina e Veneto Banca in un unico Istituto veneto si infrangerà a fronte delle difficoltà di reperire 1,2 miliardi da privati. È ormai evidente che si sta andando verso lo spezzatino della parte sana delle due Banche, che finirà per essere ceduta al solito prezzo simbolico di un euro ad un primario player nazionale. Si conferma quindi il peccato originale del Veneto, che è rimasto una sorta di gigante con i piedi d'argilla. Non si è capito, o non si è voluto capire, che gli schei da soli servono a poco, se non si è in grado di tradurre la propria forza economica, ed il proprio senso civico, in un modello culturale e politico alternativo, piazzando quindi propri uomini là dove si decide. Comunque la si veda un fallimento della classe dirigente veneta.

Ivana Gobbo
Abano Terme


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Cara lettrice, vedremo come questa incredibile e troppo a lungo trascurata vicenda delle banche venete andrà a finire. Ma comunque si concluda, il tema che lei pone resta centrale. Per il passato, per il presente e anche per il futuro. Per troppo tempo a Nordest l'unità di misura del valore sociale è stato esclusivamente il denaro. Non si è compreso che la forza economica è il risultato della sintesi tra capacità di produrre ricchezza e capacità di influenzare i processi decisionali. Per quanto possa sembrare paradossale il Nordest negli ultimi decenni ha prodotto molta ricchezza, ma non ha accresciuto il suo potere, anzi l'ha visto progressivamente ridursi, finendo ai margini delle linee lungo le quali transitano le scelte strategiche del Paese. Basti riflettere su un piccolo ma rilevante dato: il Veneto è la più importante area manifatturiera italiana, quella a più alta concentrazione imprenditoriale, eppure mai un suo esponente è riuscito a diventare presidente degli industriali italiani. Un caso? Non credo proprio.
Sulla vicenda delle Popolari questa debolezza è emersa con tutta evidenza: il ritardo e la superficialità con cui, a livello centrale, una partita così delicata è stata affrontata è davvero incredibile. Certamente non è accaduta la stessa cosa per Monte Dei Paschi o altre banche minori. Addossare la colpa di questo nanismo politico a qualche partito è un'altra operazione miope: la responsabilità è collettiva, di una classe dirigente autoreferenziale che nel migliore dei casi ha preferito coltivare il proprio orticello, perpetuando nel tempo posizioni di rendita.
Ultimo aggiornamento: 14:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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