​I dati differenti tra Fmi e la Banca d'Italia

Sabato 29 Luglio 2017
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Egregio direttore,
In tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario (George Orwell). Una recente relazione della Banca d'Italia ha alzato le stime di crescita del nostro Paese per il 2017 segnalando, inoltre, miglioramenti nel mondo del lavoro, con diminuzione del tasso di disoccupazione ed aumento delle retribuzioni nel settore privato. Possibile rientro, a livelli pre-crisi, nel 2019. 

Oggi il Fondo Monetario Internazionale ci racconta un'altra storia: la ripresa resta moderata, i redditi degli italiani sotto sotto i livelli del 1995 e torneranno ai livelli pre-crisi solo fra dieci anni. L'analisi continua: giovani con tasso di disoccupazione molto alto e lavoratori che guadagnano, in media, meno di 20 anni fa. Rischio povertà in salita con conseguente emigrazione di giovani in aumento e rischio di ridurre le potenzialità di crescita. A chi dobbiamo credere?


Vittorio De Marchi 
Albignasego (Pd)


Caro lettore, 
un grande economista come John Kenneth Galbraith diceva che gli economisti non avanzano previsioni perché sono in grado di farle, ma soltanto perché qualcuno le richiede loro. Quindi è sempre bene considerare con un certo prudenza stime e proiezioni. Detto ciò, tra ciò che afferma Banca d'Italia e i dati diffusi dal Fondo Monetaria non c'è una vera contraddizione. Tutti sono concordi nel ritenere che la crescita italiana si stia rivelando più solida di quanto era stato previsto, ma il rialzo del nostro Prodotto interno lordo non è così forte come sarebbe necessario: in Europa quasi tutti gli altri paesi crescono comunque di più dell'Italia. 

Anche per questo gli effetti della ripresa sul mondo del lavoro e sull'occupazione sono ancora marginali, mentre sul piano del reddito ci vorrà del tempo per recuperare le pesanti conseguenze di un decennio di crisi. Come sempre accade i numeri possono essere letti in modo assai diverso. Ma la realtà non cambia: la nostra è un'economia ancora debole, che sembra aver imboccato la via della ripresa. Ma la strada da percorrere è ancora lunga e disseminata di ostacoli. Che tocca a noi rimuovere. 
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