L'esclusione del giornalista dal convegno dei 5 Stelle è un errore grave e ingiustificabile

Mercoledì 11 Aprile 2018
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Caro direttore,
è trascorso qualche giorno dal Convegno di Ivrea organizzato da Davide Casaleggio in onore del padre. Nell'incontro sono stati affrontati degli argomenti culturali di alto profilo, a cui non ha potuto partecipare il giornalista della Stampa e scrittore Jacopo Iacoboni perché respinto. 
La motivazione formale sarebbe quella del mancato accredito, la più vera e certa quella di essere persona non gradita all'organizzatore della manifestazione. 
L'episodio ha avuto un certo rilievo nella stampa e nei media, tanto che un relatore alla convention, il filosofo Diego Fusaro, ha potuto dire che tale notizia ha oscurato l'importanza degli argomenti dibattuti. Ha aggiunto, poi, che il Movimento Cinque Stelle si è distinto per un comportamento popolare e democratico nei confronti dei giornalisti, a differenza di altri partiti, PD in primis. 
Tuttavia la cosa più significativa, lasciando da parte queste bazzecole, sembra essere quella del silenzio dell'Ordine dei giornalisti, in quanto l'episodio dovrebbe avere qualche relazione con il fair play e con la libertà di stampa. 
Tanto più che Davide Casaleggio non è un signor nessuno, anzi, con la sua piattaforma Rousseau, viene catalogato da qualcuno come l'uomo più potente d'Italia.

Luigi Floriani
Conegliano



Caro lettore, 
non so quale sia l'opinione dell'Ordine dei giornalisti sull'esclusione di Iacoboni dal convegno della Fondazione Casaleggio. Non ho invece dubbi sul fatto che Davide Casaleggio, che si è assunto la responsabilità di aver proibito l'ingresso del giornalista, abbia commesso un grave e ingiustificabile errore. 
Iacoboni aveva scritto un articolo sullo scomparso Gianroberto Casaleggio che non era piaciuto al figlio. Ma questo non può essere un criterio per ammettere o meno un giornalista ad un convegno. 
Sono le regole basilari della democrazia che lo prevedono. I giornalisti possono essere graditi o sgraditi ma devono poter fare il loro lavoro. Anche di fronte a uno dei (presunti) uomini più potenti d'Italia.
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