La tragedia di Corinaldo, le troppe libertà dei ragazzi e le responsabilità dei genitori

Venerdì 21 Dicembre 2018
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Egregio Direttore,
troppe poche righe sono state riservate a quei ragazzini e alla mamma di uno di loro, morti in quella discoteca che non è la prima e non sarà l'ultima a farci vivere simili tragedie. Al di là del dolore per il loro atroce e amaro destino e per le loro famiglie colpite, poco è stato speso per evidenziare come in questa società malata sia considerato normale, quasi un diritto, che degli ultra-minorenni possano uscire la sera fino a notte fonda e frequentare locali che una volta venivano definiti notturni. Chi sono questi cantanti di nuova generazione e fuori dagli schemi che mobilitano così tanti giovanissimi, affascinati dalla trasgressione che i testi delle loro canzoni suscitano: le famiglie si sono mai preoccupate di leggerli? Si sono mai informati sui locali affollati oltre ogni limite dove succede di tutto? Non sanno che l'esibizione fissata per una certa ora, molte volte viene spostata sempre più in là nella notte, permettendo così, di ingannare l'attesa, consumando oltre misura bevande alcooliche; non parliamo poi della droga facilmente reperibile in quelli ambienti. Ma perché non ci si ferma un momento a riflettere e ci interessiamo di più a loro, sapere cosa fanno. dove vanno e chi frequentano nelle ore libere che non devono essere certamente quelle serali o addirittura notturne. Non ci rendiamo conto che stanno bruciando le radici materiali e morali della loro vita?No, non ci rendiamo conto e lasciamo che in nome della libertà e della autodeterminazione i nostri ragazzi e le nostre ragazze si accendano alla vita anzitempo come un cerino per poi spegnersi al primo soffio di vento. 


Sergio Scarpa
Venezia


Caro lettore,
di fronte a ogni tragedia c'è un tempo per il dolore e un tempo per la riflessione. I morti nella discoteca di Corinaldo sono innanzitutto le vittime di una società irresponsabile, troppo abituata a calpestare le regole. Se in quel locale, invece di stipare 1400 persone, ne fossero fatte entrare quante previste dalle normative vigenti, ossia meno di 500, quasi certamente non avremmo dovuto piangere tanti morti. Ma le sue amare e severe considerazioni colgono un altro aspetto importante di questa drammatica vicenda: il complicato e spesso schizofrenico rapporto tra diritti e doveri che accompagna nella crescita i nostri ragazzi. La maggior parte di loro oggi vive una lunghissima adolescenza e, rispetto ai loro coetanei delle passate generazioni, si confronta sempre più tardi con le responsabilità della vita, dal lavoro alla costruzione di una famiglia. Eppure questi stessi ragazzi, già in giovanissima età, rivendicano e spesso ottengono dalle famiglie libertà un tempo sconosciute o considerate patrimonio del mondo adulto. Acquisiscono molto presto una familiarità con il sesso, l'alcol e non raramente anche con le droghe: temi che del resto sono anche il filo conduttore della musica che ascoltano. Andrebbe trovato un equilibrio diverso e nuovo tra queste due dimensioni della vita. Essere ragazzi o adulti non è la stessa cosa. Ogni stagione ha le proprie regole, i propri ritmi. E anche se non è facile, bisogna farlo capire a giovani e giovanissimi. Ma i primi a comprenderlo, probabilmente, devono essere i genitori.
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