Gay, adozioni e utero in affitto, bisogna considerare i diritti di tutti: delle coppie, dei bambini ma anche delle donne

Giovedì 23 Marzo 2023

Caro Direttore,
seguo con giustificata curiosità il dibattito sui bambini nati al di fuori del tradizionale matrimonio, sulle adozioni, sull'utero in affitto e via dicendo. Come tutti, o quasi, sono per la difesa e la accoglienza dei nuovi nati da qualsiasi parte provengano. Detto questo, la confusione è tanta. È legittimo domandarsi se un bambino proviene da un mercato di spermatozoi o da un utero in affitto? Questa domanda rappresenta un'offesa ai futuri genitori? È mancanza di sensibilità per il bambino? Se interessarsi del metodo e della storia di un determinato fenomeno, diventa cosa sconveniente, occorre fare altrettanto per altre situazioni. Accettare, pertanto, che il fine giustifica i mezzi, basta essere chiari. Tutto ciò che si fa in molti Paesi esteri diventa un valido punto di partenza. Senza entrare in inutili moralismi, occorre domandarsi se cancellare le stesse parole di "madre", e "padre" rappresenta un vero progresso e la soluzione del dramma della "denatalità", o piuttosto affidare ad altri (l' Africa) la risposta ai nostri complicati enigmi.


Luigi Floriani
Conegliano


Caro lettore,
come spesso succede quando temi delicati e controversi dal punto di vista etico-biologico diventano materia di scontro o propaganda politica e si affrontano a suon di slogan, si finisce per perdere di vista l'essenza e l'inevitabile complessità del problema.

E' del tutto evidente che il tema dell'adozione dei figli da parte di coppie gay attraverso la cosiddetta gravidanza surrogata non può essere affrontato considerando un solo punto di vista, quello di chi vuole e decide di avere un figlio o quello del bambino che nasce e dei suoi diritti presenti e futuri. Ce n'è almeno un terzo: il ruolo della donna che partorisce per conto di altri e lo fa dietro compenso. Non a caso si parla di "utero in affitto", cioè di un'operazione commerciale. Ridurre la questione ai diritti dei bambini è certamente efficace sul piano propagandistico, ma evita di affrontare altri aspetti non meno importanti. Il primo è che in Italia la pratica della gravidanza surrogata è vietata come lo è in tantissimi altri paesi (solo 20 su 212 la riconoscono). La seconda è che con l'affitto dell'utero non solo alla donna viene negata la propria identità ma il bambino di fatto diventa una merce. E di questo non vogliamo parlare e tener conto? O i diritti di qualcuno valgono più di quelli di altri?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci