Egregio direttore,
tre domande:
- Perché dei crimini del nazismo di Hitler se ne parla dal 1945 sempre e dovunque in tutto il mondo?
- Perché delle foibe e dei crimini dei partigiani di Tito se ne parla solo dal 2004, dopo 60 anni, e solo in Italia?
- Perché dei crimini dei gulag di Stalin non se ne è mai parlato e non se ne parla in nessuna parte del mondo?
Elio Rigato
Padova
-- --
Caro lettore,
le comparazioni storico-criminali sono sempre difficili e insidiose.
Ma una risposta alla sua triplice domanda c'è: al comunismo, anche nella sua deriva stalinista, è stata spesso attribuita da studiosi e intellettuali una superiorità morale rispetto al nazismo. Secondo questa lettura Hitler si identificava con il male assoluto, mentre Lenin, Stalin e i loro epigoni avevano nobili fini (l'uguaglianza e la creazione dell'uomo nuovo), ma li perseguirono utilizzando i mezzi sbagliati.
In realtà il comunismo, laddove è stato applicato e realizzato, si è identificato con i mezzi (la violenza, la cancellazione fisica di ogni dissenso e l'assenza di ogni pietà) e non ha raggiunto alcun fine se non quello di creare sistemi politici fondati sul dominio assoluto e dispotico di un partito sul popolo.
Sul fatto che questo sia avvenuto ricorrendo a forme di inaudita violenza, valga ciò che ha scritto uno dei più grandi storici del 900, Robert Conquest: la realtà dell'attività di Stalin spesso non veniva creduta proprio perché appariva incredibile.
Il suo stile si fondava sul fare ciò che in precedenza era stato considerato moralmente o fisicamente inconcepibile.
Ultimo aggiornamento: 13:09
© RIPRODUZIONE RISERVATA tre domande:
- Perché dei crimini del nazismo di Hitler se ne parla dal 1945 sempre e dovunque in tutto il mondo?
- Perché delle foibe e dei crimini dei partigiani di Tito se ne parla solo dal 2004, dopo 60 anni, e solo in Italia?
- Perché dei crimini dei gulag di Stalin non se ne è mai parlato e non se ne parla in nessuna parte del mondo?
Elio Rigato
Padova
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Caro lettore,
le comparazioni storico-criminali sono sempre difficili e insidiose.
Ma una risposta alla sua triplice domanda c'è: al comunismo, anche nella sua deriva stalinista, è stata spesso attribuita da studiosi e intellettuali una superiorità morale rispetto al nazismo. Secondo questa lettura Hitler si identificava con il male assoluto, mentre Lenin, Stalin e i loro epigoni avevano nobili fini (l'uguaglianza e la creazione dell'uomo nuovo), ma li perseguirono utilizzando i mezzi sbagliati.
In realtà il comunismo, laddove è stato applicato e realizzato, si è identificato con i mezzi (la violenza, la cancellazione fisica di ogni dissenso e l'assenza di ogni pietà) e non ha raggiunto alcun fine se non quello di creare sistemi politici fondati sul dominio assoluto e dispotico di un partito sul popolo.
Sul fatto che questo sia avvenuto ricorrendo a forme di inaudita violenza, valga ciò che ha scritto uno dei più grandi storici del 900, Robert Conquest: la realtà dell'attività di Stalin spesso non veniva creduta proprio perché appariva incredibile.
Il suo stile si fondava sul fare ciò che in precedenza era stato considerato moralmente o fisicamente inconcepibile.